Educazione digitale

Pubblicato il 08-06-2023

di Redazione Sermig

Francesco Oggiano è un volto noto per chi segue i social.
Giornalista di Will Media, una delle realtà di informazione più innovative di Instagram.
Cambiano gli strumenti, i mezzi di comunicazione, ma la responsabilità rimane una bussola. Per questo diventa decisivo imparare a muoversi bene negli ambienti digitali. Ne abbiamo parlato con lui in una puntata di Piazza Giovani.

L'educazione al primo posto. Perché?
Tutto nasce dall’idea di spiegare come nascono le notizie. Grazie ai social ci troviamo davanti a migliaia di notizie che provengono da una moltitudine di fonti, che ci assalgono con argomenti e titoli molto accattivanti. Non è possibile rimanere semplici consumatori di notizie, ma dobbiamo diventare giornalisti, sviluppare il senso critico per distinguere la fuffa dalla sostanza. Quando scorri le notizie sul cellulare è facile, infatti, essere preda delle emozioni che gli stessi titoli suscitano. In realtà bisogna respirare 10 secondi, e divertirsi cercando di risalire e ricostruire la genesi dell’informazione stessa.

C’è dunque un metodo per riconoscere le fake news o le clickbait, le notizie acchiappa utenti?
I comandamenti principali sono due. Il primo: quando la notizia è troppo bella, devi pensare che non è mai così, che forse è incompleta.
Infatti, sono molto più viscide le notizie incomplete delle fake news, che sono invece palesemente false.
Secondo: non accontentarsi di una sola fonte, bisogna cercarne altre per poterle incrociare. Se si trova un titolo su un giornale, ma in altri, forse è una notizia non così vera.

Hai appena pubblicato un libro: Sociability, un libro per capire meglio come funzionano i social e soprattutto come funzioniamo noi dentro i social. Una volta si andava su Instagram per evadere dal mondo, oggi si va su Instagram per capire il mondo. Come è avvenuta questa transizione e come la vedi?
La transizione è avventa tra il 2019 e il 2020. La prima causa è stata Instagram che ha permesso di condividere un post all’interno di una storia. Prima si poteva mettere solo un like. Un post che piace può diventare facilmente virale perché condiviso. In secondo luogo, la pandemia: dopo la prima settimana non si sapeva più cosa fotografare e di che cosa parlare. Quindi gli utenti hanno cominciato a volgere lo sguardo verso il mondo esterno. La terza causa: l’omicidio di George Floyd. La notizia della sua uccisione è stata la più virale di tutti i tempi. Gli attivisti neri hanno cominciato a concentrare tutta l’attività divulgativa su Instagram. Oggi tutti ci informiamo con Instagram, ma Instagram è fatto di ondate: eventi come la crisi afgana o la crisi ucraina possono monopolizzare per giorni le pagine di Instagram, senza lasciare spazio per altro.

Da due anni sta spopolando Tiktok, tu che esperienza hai e come possiamo atteggiarci noi?
Ti rispondo con un dato: tra il 20-28 febbraio dello scorso anno, i video con il tag “Ucraina” sono stati visti 17 miliardi di volte. Tiktok sta diventando sempre più un social di informazione.
I video di guerra sono i più adatti per Tiktok: impatto immediato, formato verticale, immagini sensazionali.
All’inizio Toktok era solo balletti e canti, ora ha passato la fase adolescenziale: tutti possono seguire qualunque evento e i video vanno tantissimo. Molte realtà del mondo dell’informazione stanno provando ad andare su Tiktok. Dai contenuti simpatici, si passa ad hard news, cronache, guerre.
 

A cura della redazione
NP marzo 2023

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