Duellanti indecisi

Pubblicato il 06-07-2023

di Carlo Degiacomi

Un’analisi in tre puntate sulla direttiva europea del 2035, sul futuro della mobilità e sulle prospettive dell’automotive «Per costruire il domani, conta quello che facciamo oggi».

«Perfino la pubblicità dell’Enel è di più buon senso di certe posizioni politiche e social. Il tema dell’auto elettrica non è solo un tema ecologico, è un tema complesso, economico, sociale.

Le domande, anche in questo caso, sono di fondo, culturali, non solo tecniche, su come reagire all’innovazione. In Italia su questo tema si discute male. L’Unione Europea ha deciso (discussione iniziata dal 2019) in Consiglio sullo stop alla costruzione di auto a motore con carburanti fossili dal 2035. L’Italia che era stata tra i promotori, si è astenuta (equivale a voto contrario) dopo aver guidato l’opposizione con la Polonia, la Bulgaria, la Repubblica Ceca. L’obiettivo è ridurre le emissioni di CO2 e lo smog allo scarico (un problema molto italiano). Per il sì è necessario il 55% degli Stati, 15 su 27, che devono rappresentare almeno il 62% della popolazione. La Germania si è poi allineata con la stragrande maggioranza, una volta ottenuto il sostegno alla produzione di auto a motore a scoppio anche dopo il 2035, purché alimentati a combustibili sintetici. Basta ricordare che la Germania punta ad avere 15 milioni di auto elettriche su strada nel 2050 (1,7 milioni all’anno) con la Volkswagen che investirà 122 miliardi di euro fino al 2027. Adesso l’Italia sconfitta si accontenterebbe di mantenere i motori a scoppio alimentati con la produzione di biogas.

Vediamo un punto per volta, per evitare una discussione che inserisce tutto insieme nel medesimo calderone.

In Italia c’è il più vecchio parco auto dell’Europa. Con 5 milioni di auto ancora a Euro 0; 5 milioni di euro 1 e 2, 7,1 milioni euro 6. In tutto 39 milioni di auto. Solo 172mila il parco elettrico circolante. Un parco che non solo non causa emissioni climalteranti di CO2, ma anche di polveri sottili, dannose per la salute, specie nella Pianura Padana. Per quanto riguarda il mercato dell’auto in Italia nel 2022, abbiamo 1.316.000 automobili vendute. In testa le ibride 42,9%, circa 10% le elettriche pure e le elettriche plug-in; benzina 27,8% e diesel 19,6%. A cui si aggiungono le ibride plug-in che possono essere collegate alla normale presa elettrica – o anche alle colonnine – per ricaricare le batterie, a differenza delle ibride tradizionali che hanno bisogno del motore termico per ricaricare le batterie. Da segnalare una flessione del mercato interno: 49mila auto vendute nel 2022 contro 68mila del 2021. Siamo l’unico grande Paese europeo in cui sono diminuite le immatricolazioni delle auto elettriche, quando nella UE le previsioni di mercato delle elettriche (comprese le plug-in) indicano la cifra di 20,6 milioni di vendite nel 2025 (23% del totale, oggi in Italia siamo sotto il 4%). Soffermiamoci allora sulla produzione dell’auto oggi nel mondo e in Italia.

La produzione di auto in Italia è sempre più ridotta: 5 auto vendute su 6 sono costruite all’estero. Le imprese della filiera italiana dell’automotive (l’indotto) sono oltre 2.400 (di cui il 33,3% in Piemonte). Il 73,8% sono aziende lavorano su motori benzina e diesel, le altre su altre tecnologie, con 280mila addetti.

I produttori, compresi quelli europei Renault, Stellantis, Volkswagen hanno scommesso da tempo sull’auto elettrica e si dicono pronti per il 2030, quindi in anticipo rispetto alla data in discussione. Chiedono certezza perché l’incertezza è deleteria. Sostengono che i nuovi standard ancora previsti per i motori a scoppio, euro 7, siano inutili perché richiedono investimenti ingenti che è bene rivolgere all’elettrico. Oggi già producono: a-ibrido leggero; b-full Hybrid; c-Plugin Hibrid; elettrico puro.

Nel 2035 le auto con i motori attuali saranno ancora in attività e non scompariranno di colpo. Le soluzioni relative a combustibili sintetici, idrogeno, biocombustibili serviranno a rendere più dolce l’uscita, non certo a fare concorrenza all’elettricità. In particolare, i piani attuali di Stellantis in Italia sull’auto elettrica prevedono gli stabilimenti con piattaforma di Melfi e Cassino per i veicoli elettrici. A Termoli una gigafactory e a Torino Mirafiori un hub del riciclo delle batterie. Varrebbe la pena sostenere lo sviluppo delle tecnologie che intendono superare benzina e diesel con un’adeguata politica industriale.

Dall’altra parte del mondo, la Cina è in grado attraverso le sue grandi aziende produttrici (Geely e BYD) di produrre per il mercato europeo e italiano auto ibride plug-in dal costo di 15mila in quanto è in grado di abbassare i costi fissi per la manodopera e la disponibilità di metalli e componenti per le batterie. Oggi produce già il 60% delle auto elettriche mondiali.

Gli Stati Uniti hanno stanziato 369 miliardi di dollari per la sostenibilità di cui 174 per la sola trazione elettrica: per acquisti veicoli elettrici con crediti d’imposta e l’installazione di 500mila nuove colonnine (in gran parte fast- ricarica veloce). Gli USA scommettono che nel 2030 il mercato elettrico a batteria sarà del 50% del totale. I fondi sono anche rivolti a sviluppare soluzioni innovative per moto, veicoli commerciali leggeri, autobus specifici per i centri urbani. Particolarmente interessante è la ricerca per il trasporto pesante: o la possibilità di sostituire le batterie lungo il percorso o l’utilizzo dell’idrogeno per i trasporti più pesanti su lunghe percorrenze.

Carlo Degiacomi

NP Aprile 2023

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