Derive e approdi

Pubblicato il 17-01-2024

di Redazione Sermig

La fragilità come terreno di incontro, per sperimentare vicinanza e costruire vie concrete di fraternità. Lo scrittore Daniele Mencarelli ne sa qualcosa: un’adolescenza e giovinezza segnata dalla dipendenze, poi un cammino di rinascita e di nuove consapevolezze. Tra le sue opere più conosciute Tutto chiede salvezza in cui ha raccontato del trattamento sanitario obbligatorio, vissuto quando aveva vent’anni, nell’estate del 1994.

Qual è stata la radice di tutto?
Ci sono individui che di fronte allo scandalo della nascita rimangono attratti dalla vita, come le falene con il fuoco.
Tutta l’educazione che ricevono non è abbastanza per capire. Io non sono stato un ragazzo difficile, ma ho sempre sofferto l’amore. Posso dire che la sofferenza sia stata la mia più grande appartenenza.
Io sono stato un ragazzo vivo che ha cominciato a porsi in maniera radicale degli interrogativi. Nel bene e nel male ho seguito la logica del tutto o niente. Quello che è avvenuto è partito da qui.
Oggi posso dire che la vita è fatta di derive e approdi e che oltre alla nascita e alla morte c’è l’amore che dimostra l’inconciliabilità tra i primi due termini.

La ricerca di senso è spesso abbinata anche alle crisi. La nostra società le vede come un problema. Ma è davvero così?
No, la crisi non è una sconfitta o un elemento accidentale, transitorio, negativo.
È sbagliato vederla in questo modo, perché la crisi è costitutiva della nostra esistenza. La differenza la facciamo noi, a seconda di come ci approcciamo ai momenti di crisi. Io vivo una natura che prevede nascita, amore e morte che non so conciliare, per questo non si può fuggire la crisi.



La paura di tanti forse nasce proprio da questa consapevolezza. Una realtà vissuta soprattutto dai giovani. A volte è la paura stessa a diventare fragilità che paralizza. Come si fa ad andare oltre?

Io non sono credente, ma leggo la Bibbia e lì c’è scritto che la paura è una seduzione, è qualcosa che diventa così pressante nella vita interiore da impossessarsi totalmente di noi e da allontanarci dalla realtà. Chiaramente ci sono paure e paure. Se penso alla mia esperienza, per me è stato naturale avere paura della morte dei miei genitori.
Al tempo stesso, sono pieno di sensi di colpa verso i miei figli perché faccio parte di una generazione che ha divorato tutte le risorse lasciando a chi viene dopo un mondo più difficile. Penso che la paura sia tossica quando ci allontana dalla realtà. Altra cosa è lottare per alzare le soglie di dignità, dire no alle seduzioni del male. È un compito di tutti, ma in primo luogo dei giovani.

Il nostro è un tempo di individualismo. Come si impara a custodire la fragilità di chi ci è accanto?
Chi non rispetta gli standard viene messo sotto la lente. Essere aticipi però non deve essere un problema, perché ognuno deve cercare di realizzarsi attraverso ciò che sa fare meglio. In nome di una presunta normalità rischiamo di perdere la possibilità di crescere liberi e di far crescere artisti. Saremo migliori quando impararemo a custodire e rispettare l’originalità di tutti.

Cosa significa salvezza per te?
La salvezza nei testi sacri è sempre la stessa: ci si salva sempre salvando gli altri. La salvezza è una. Molti pensano a una salvezza spirituale e a un’altra terrena, ma scindere è un errore foriero di tragedie. I nazisti uccidevano con il motto Dio con noi. Pensate a Putin o a chi bacia i crocifissi e non salva le persone in mare. Io vivo seguendo un unico precetto che è il mio: non sai mai da dove ti arriva. Ma cosa? Non lo so.
Può essere la salvezza, un problema, un amore… bisogna essere attenti e pronti.
Siamo capaci di vedere realmente cosa ci accade attorno e chi ci sta attorno? È faticoso esercitare la propria libertà. L’obiettivo che abbiamo davanti è vivere tranquilli, ma è veramente possibile vivere questo confort? È veramente possibile tenere tutta questa tranquillità? Provateci, ma poi sarà il mondo a farci capire che le cose stanno così! Non dobbiamo vivere tranquilli! Ma salvarci salvando gli altri.

Oggi sei riuscito a perdonarti?
Sì. Sono riuscito a perdonarmi dopo aver generato tanto dolore. Al tempo stesso in questi venti anni, ho dimostrato quello che mia madre ha sempre saputo, che il mio fare e disfare e anche distruggere nasceva da un’intenzione bianca e non nera. Quindi ho riconfermato a lei che quello che facevo non era per cattiveria.
 

A cura della Redazione
FOCUS
NP dicembre 2023

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