Con Dio

Pubblicato il 11-10-2023

di Redazione Sermig

È la mattina del 2 giugno 1987. Ernesto con alcuni di noi sta percorrendo a piedi il tratto di strada che da Savigliano porta a Saluzzo. «Sento un grido di gioia alle mie spalle, una suora con gli zoccoli mi rincorre: è suor Elvira, una donna di fede che ha fondato una comunità per il recupero dei tossicodipendenti. La gioia mette le ali ai piedi, e per un lungo tratto il pellegrinaggio di speranza e solidarietà che il Sermig ha compiuto per anni lungo le strade d’Italia diventa una festa. Con suor Elvira si rafforza un’amicizia preparata per noi dall’eternità. Essere vicino a lei mi rincuora, perché penso all’enorme lavoro che da anni si è assunta, ma anche alla gioia che certamente riempie il cuore di questa umilissima e preziosa serva di Dio».

Questa “tappa”, questo momento di amicizia con madre Elvira, la fondatrice della Comunità Cenacolo, si è poi negli anni replicato con le visite all’Arsenale della pace. In una di queste, ci aveva aperto il cuore. «Mi chiedono sempre: nel lavorare con i giovani, lei punta molto sulla dimensione della spiritualità. Come mai ha fatto questa scelta? Rispondo che è nato da un’esperienza concreta, la mia. Ero una ragazza smarrita, paurosa, timida, anche vergognosa perché mio papà aveva il vizio di bere e mi nascondevo quando, per questo motivo, le mie amiche mi prendevano in giro. Quando poi ho avuto la fortuna di una chiamata particolare pian piano sono cambiata. Adesso apprezzo la mia povertà, i miei tanti fratelli, la fame. Tutte cose di cui la gente ti prende in giro. La gente pensa che la povertà sia la miseria, invece la povertà è libertà. Adesso l’ho capito: meno cose hai, più puoi fare di tutto con la tua vita, ma se hai tante cose, ti fermi alle cose.

Mi sono sentita davvero trasformata dentro di me, si è trasformato tutto in esperienza positiva. Tutto ciò di cui mi vergognavo è diventato una grazia. La dignità non sta nelle cose che hai, la grandezza è dentro di te, non nei vestiti firmati. Quando capisci questo, ti si apre uno spazio, un mondo che non finisce più. Soprattutto quando sei giovane, hai bisogno di spazio, di infinito, di azzurro, di bello. Io l’ho trovato nella preghiera. Quando il Signore è passato ancora una volta vicino a me, e mi ha invitata a dire questo secondo sì per i giovani sbandati per la strada, sarei stata una ladra se non avessi proposto loro quello che ha fatto del bene a me. Tanta psicoanalisi non basta, perché loro hanno il cuore ferito. Ci sono dei misteri profondi nel cuore dell’uomo, ciascuno ha il suo. Solo il Signore conosce e ha la medicina per ciascuno di noi».


A cura della redazione
NP agosto / settembre 2023

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