Come sarà questo Natale?

Pubblicato il 20-03-2023

di Rosanna Tabasso

Abbiamo tutti voglia di normalità dopo le restrizioni da Covid, ma ci sono già i segni della crisi economica ed energetica, c’è una guerra che ha sconvolto gli equilibri delle nazioni e che non accenna a finire. In mezzo a noi c’è tanta povertà anche in chi fino a ieri povero non era. Eppure anche quest’anno il rischio che Natale si riduca ad una distrazione c’è. In molti ambienti è diventato semplicemente la festa della luce, perché unisce tutti e tutti vorremmo più luce nel buio della nostra vita. E poi, tra addobbi, feste, auguri e regali, un richiamo generale alla bontà che questa festa evoca da sempre, non guasta. Così Natale rischia di restare anche quest’anno una festa commerciale, di buoni sentimenti ma slegata dal Vangelo. Persino noi che abbiamo la fede siamo poco consapevoli del significato profondo che ha nella nostra vita: «Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui» (Gv 3,17).

Mai come quest’anno, siamo chiamati a leggere i segni autentici del Natale e a viverli interiormente, perché si rinnovi la grazia di questa festa in noi, a partire da noi. Intanto se proviamo a sovrapporre le difficoltà che viviamo oggi ai racconti del vangelo sulla nascita di Gesù, dobbiamo ammettere che anche allora i tempi non erano facili. Israele era governato da un re sanguinario disposto ad uccidere bambini inermi per mantenere il suo potere. Una potenza straniera dettava legge e costringeva il popolo d’Israele a sottomettersi a leggi contrarie alla religione, come farsi censire. Anche allora la fede nell’unico Dio era contaminata dall’idolatria e i profeti gridavano: «Convertitevi, il Regno dei Cieli è vicino…». Eppure in quel tempo così buio di oltre 2000 anni fa, la Parola di Dio si è fatta carne nel ventre di Maria: il Figlio di Dio atteso da Israele, si è incarnato, si è fatto Uomo ed è ripartita una storia nuova. «Ecco il segno. Elisabetta già avanti negli anni avrà un figlio…», dice l’Angelo a Maria per confermarle che il tempo della salvezza è giunto.

Cosa dice questa parola alla nostra fede? Cosa cambia nella nostra vita riconoscere che viviamo nel tempo della pienezza? Il segno del Natale ci invita ad alzare lo sguardo per far ripartire la speranza in noi e, attraverso noi, nella gente disperata, appesantita, rassegnata che non trova più il senso del vivere. Ne siamo consapevoli? Ci vuole il cuore umile di Maria, di Giuseppe, di Elisabetta, di Simeone e Anna, dei magi venuti dall’oriente, per riconoscere il Salvatore e attendere il suo ritorno! Chissà se le esperienze vissute in questi ultimi anni hanno definitivamente piegato la nostra pretesa di autosufficienza! Chissà se tra tante fatiche e disillusioni siamo riusciti a mantenere viva l’attesa di un Bene più grande! Guardiamo ancora il vangelo. A Betlemme solo i pastori hanno visto, ascoltato e riconosciuto i segni nel buio di quella notte: la luce della stella, la presenza degli angeli, il loro annuncio «Gloria a Dio nell’alto dei Cieli e pace in terra agli uomini amati dal Signore». Erano pastori, gli ultimi nella scala sociale di Israele, i più emarginati, gli esclusi. Ma non erano abbruttiti, riconoscevano di aver bisogno di Dio, c’era in loro spazio per l’attesa. Avevano a cuore chi era povero come loro e hanno saputo leggere il segno.

La povertà è una condizione irrinunciabile per ricevere il segno del Natale. I poveri che riconoscono il Salvatore mancano di tutto, ma non sono ripiegati nella rassegnazione. Hanno il cuore libero da ogni cosa perché attendono che Dio colmi la loro povertà, sono pieni di speranza nelle tribolazioni, sempre aperti a ricevere un dono più grande che solo Dio può realizzare. Sarebbe bello che quest’anno il campo dei pastori di Betlemme fosse affollato, che tutti noi fossimo lì, che tanta gente si unisse a loro! Gente che nella precarietà della vita ha saputo riconoscere che Dio è dalla nostra parte, sempre. Gente più povera di beni ma più capace di condividere con i più poveri. Gente che ha imparato ad attendere i tempi di Dio e dunque è disponibile a ricevere il segno autentico e interiore del Natale.

Rosanna Tabasso

NP Dicembre 2022

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