Chiese al fronte – l’altra guerra
Pubblicato il 12-09-2022
Il mosaico storico e religioso del mondo ortodosso e le sue contraddizioni. Un'analisi
L’importante, anche se non primario, è il ruolo delle Chiese in Russia e in Ucraina a larga maggioranza ortodossa. Il cristianesimo ha plasmato in profondità le loro culture slave. Una appartenenza e un vanto l’essere ortodossi. Mentre oggi, purtroppo, il loro forte radicamento nazionale è parte della tragedia in corso.
Alle soglie della guerra, nel 2018, Porošenko, candidato alla rielezione presidenziale dell’Ucraina, per battere Zelensky, poi vincitore e attuale presidente, sostenne fortemente la richiesta della “autocefalia” (autonomia) della Chiesa ortodossa locale dal Patriarcato di Mosca. La chiese personalmente a Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, primus inter pares di tutte le gerarchie ortodosse, il quale nel gennaio 2019 rivendicò appunto il suo “primato di onore”, e approvò il tomos (decreto) dell’autonomia da esporre nella cattedrale di Kiev. Il patriarca di Mosca, Kirill, reagì con estrema durezza. Dichiarò scismatica la nuova Chiesa autocefala ucraina e, come suole nella tradizione, la escluse dalla commemorazione nella preghiera della divina liturgia.
Putin commentò: «Questa divisione si farà pesante, se non cruenta». La previsione si sta certamente avverando per il molto sangue sparso. Ma forse non si figurava che tra gli oppositori più tenaci al suo intervento militare ci fosse il metropolita Onufryi, capo della Chiesa ortodossa ucraina, non separata da Mosca e tuttora maggioritaria. Fino all’ultimo tentò di dissuadere Putin dall’invasione. Atteggiamento condiviso da larghissima parte degli ucraini, russofoni o no. Lo attesta anche la fuga in massa verso occidente e non certo verso i “liberatori” mandati dal Cremlino. Gli ucraini aggrediti e saccheggiati dall’invasore hanno ben più di una ragione per sentire eroicamente la loro resistenza e appellarsi alla solidarietà, al riconoscimento internazionale.
La guerra intanto sta sconvolgendo profondamente i riferimenti tradizionali. Non era inevitabile e ancor meno necessaria per qualsivoglia scopo. E ancor oggi sarebbe possibile contenerla e finirla. Nessuno può dire che ne sarà delle identità nazionali. Forse, il compito principale che incombe alle Chiese è di impedire che il conflitto ristagni e si rafforzino gli estremismi in entrambi i campi, le infatuazioni ideologiche che lo giustificano e persino lo esaltano, tacendo lo scempio umano che produce, anzi ostentando il disprezzo verso chi ricerca mediazioni, compromessi possibili e prospettive di pace. In questo, anche gli ucraini aggrediti e oppressi hanno di che guardarsi. La loro storia conosce forme di nazionalismo estremo in alcune componenti della società, fino alle derive filonaziste, per quanto in reazione allo stalinismo.
Anche in Russia hanno largo corso ambigue ideologie che corrono sulla bocca di politici e di credenti.
Il patriarca moscovita Kirill propone da anni una sua particolarissima interpretazione del mondo. Quale? Saremmo a una svolta epocale: aggrediti dal pensiero unico della modernità secolarizzata occidentale, con il suo degrado di valori morali e spirituali, dello sfacelo della famiglia e dell’individualismo sfrenato. A fronte di tale aggressione spetterebbe precisamente all’ortodossia e alla Russia la missione storica di ergersi a difesa della civiltà e della fede. E la guerra? Essa rappresenterebbe un aspetto secondario rispetto allo scontro globale in atto. Secondo Kirill sarebbe solo una “guerra fisica”, quella che appare all’esterno; mentre la più profonda su cui dovremmo invece concentrarci sarebbe quella “metafisica”, di cui sopra. La tremenda guerra in corso riceve così la sua benedizione.
Analogamente Putin, ben saldo al potere, proclama anche una sua visione del mondo sulla scia di Alek-sandr Dugin e della sua Piattaforma ideologica del Movimento euroasiatico. In breve: una volta sconfitti fascismo e nazismo, restano comunismo e liberalismo. Vince il liberalismo alla occidentale con il suo “tutto è permesso”, con il suo multiculturalismo confusionario, con la sua destabilizzazione della sessualità e della famiglia, col principio di libertà. Sarebbe giunto il tempo di ripristinare invece l’idea di eternità, attingendo ai valori perenni custoditi nelle specifiche identità dei singoli popoli, senza appellarsi a diritti umani universali, un’astrazione dell’occidente. Come dire, la democrazia e la libertà sono affare vostro. In Russia abbiamo le nostre regole.
Il pianeta Terra non ha certo bisogno di semplificazioni ideologiche. Ucraina invasa e Paesi confinanti temono tutto il contrario, cioè di essere “russificati”, di cui hanno larga esperienza, questa sì non astratta.
Il compito principale delle Chiese è di impedire che il conflitto ristagni e si rafforzino gli estremismi in entrambi i campi, le infatuazioni ideologiche che lo giustificano e persino lo esaltano
Ermis Segatti
NP Maggio 2022