Blessing ce l’ha fatta

Pubblicato il 23-03-2017

di Roberto Marincich

di Anna Pozzi - Blessing è una giovane donna nigeriana. Dopo la laurea in informatica cerca di costruirsi il suo futuro personale e lavorativo a Benin City. Qui incontra una donna che l’apprezza molto, le dà lavoro, la fa conoscere alle sue amiche. È molto pia e devota, frequenta una delle tante chiese pentecostali presenti in Nigeria. All’apparenza una donna perbene.

Un giorno le propone di andare a lavorare per il fratello che gestisce dei negozi di informatica in Europa. Sta cercando una persona di fiducia, onesta e competente, e lei ha pensato a Blessing. Organizza tutto, passaporto, visto, viaggio aereo. Sembra un sogno. Ma una volta arrivata in Italia non c’è nessun negozio di informatica. C’è solo la strada.

«Quando mi hanno detto – ricorda oggi Blessing – che ero io che dovevo pagare 65 mila euro e che per farlo avrei dovuto prostituirmi mi sono resa conto che ero caduta nelle mani dei trafficanti. È stato come se il mondo intero mi crollasse addosso. “Come posso liberarmi?”, pensavo: “Chi può liberarmi?” Mi sono sentita così male!».

Blessing si rende conto con orrore di essere stata venduta come una merce per il mercato del sesso a pagamento. Come migliaia di altre donne nigeriane – dalle 50 alle 70 mila – costrette a prostituirsi sulle strade dell’Italia. Un inferno.

Si ribella, fugge e denuncia. La polizia la porta a Casa Rut, a Caserta, una casa di accoglienza dove da vent’anni le religiose orsoline accolgono, proteggono e accompagnano giovani donne vittime di tratta. Ne sono passate oltre 450 e una settantina di bambini. «Lì, sulla strada – riflette suor Rita Giaretta, responsabile di Casa Rut –, noi abbiamo capito cosa vuol dire la tratta di esseri umani. Sono state quelle donne ad aprirci gli occhi, il cuore, la mente nel comprendere le schiavitù di oggi. Nessuna era lì perché aveva scelto qual lavoro. Non era un lavoro che piaceva. “No buono questo lavoro. Qui si muore, help me, help me! Aiutaci”. Sono donne, hanno un nome, hanno una loro dignità e va promossa. Liberando loro, liberiamo noi stessi».

Blessing ce l’ha fatta. Grazie al suo coraggio e alla sua tenacia, e grazie anche all’accompagnamento delle suore orsoline, sta cercando di ricostruire se stessa, la sua vita, la sua fede. Ha ritrovato dignità e libertà. E ora è pronta a raccontarsi e a spendersi in prima persona – attraverso il suo lavoro di mediatrice culturale e attraverso il libro Il coraggio della libertà recentemente pubblicato dalle Edizioni Paoline – perché altre donne nigeriane trovino la forza e il coraggio di spezzare le catene di questa orribile schiavitù. E provino anche loro vivere una vita nuova.

«Ora sono convinta – dice Blessing con forza – che dovevo passare attraverso quell’esperienza del male per scoprire il vero bene. Per questo ringrazio Dio, perché quello che ho vissuto sulla mia pelle mi permette ora di parlare e forse di liberare altre donne. Sono dovuta scendere nell’abisso per rinascere a una vita nuova».

Blessing Okoedion con Anna Pozzi
Il coraggio della libertà
Una donna uscita dall’inferno della tratta
prefazione di Dacia Maraini - postfazione di suor Rita Giaretta
Ed. Paoline

Anna Pozzi
JAMBO
Rubrica di NUOVO PROGETTO

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