Attenti al lupo!

Pubblicato il 14-08-2012

di G.M. Ricciardi

di G.M. Ricciardi - Aggressività, violenza e frustrazione danno la misura di un Paese che ha perso la bussola. Attenti al lupo, attenti al lupo… Così, lentamente, il sospetto si insinua tra le pieghe più irraggiungibili del nostro animo. E, quasi per istinto irrefrenabile, mette in guardia dagli sconosciuti, dagli invisibili che ti rovinano per sempre. È il vicino della porta accanto, il compagno di viaggio sul tram o l’autobus, l’uomo che hai incrociato sotto i portici di Parma, Cuneo o Ferrara. Timori fondati, riserve giustificate, paure vere. Purtroppo, troppo spesso, non ci sono le ombre ad inspessire le apprensioni, ci sono quelli che uccidono: per niente. Milano: un taxista travolge un cane. Lo massacrano di botte. Muore in ospedale dopo un mese di agonia terribile. Preso e sprofondato nella nebbia della rianimazione: per un nonnulla. Torino: un ragazzo di appena vent’anni con un lavoro ed una madre che aspetta, ogni mese, i suoi euro per sopravvivere in Romania, incrocia il suo sguardo con quello di una bella diciottenne. Cosa c’è di più bello e naturale! Ma quel gesto di interesse non piace agli amici di lei che, senza che nessuno glielo abbia chiesto, gli volano addosso, lo riempiono di pugni e lo lasciano, praticamente morto, a terra. Bologna. Padre, madre e figlio di un anno e mezzo aggrediti con una mazza da baseball e minacciati con un cric dopo una lite per un incidente stradale. Finiscono all’ospedale.

Se la cavano, per fortuna. È il viaggio nell’Italia a mano armata che ha smarrito la calma, il buonsenso, l’equilibrio. E allora in strada con l’auto è tutta una gara tra forzuti imbecilli: che sorpassano e svoltano sempre rigorosamente senza frecce, alzano il dito e danno fuoco alle luci e ai clacson comunque. È il viaggio nell’Italia che, dilaniata nei suoi valori più profondi, dalla crisi, si lascia alle spalle ciò che di meglio hanno fatto i padri. È l’Italia che risponde occhio per occhio…, offende, insulta, picchia, ammazza perché ha smarrito la bussola. Un’Italia fuori d’anima, prima che di testa. E allora le ombre che ci inseguono ad ogni tramonto si riempiono di nemici pronti ad ucciderci per una banalità. Semmai la morte degli altri ci interessa vederla nella tv del dolore e delle lacrime come ad Avetrana dove certo si è superato ogni limite. Ricordate il mutuo soccorso che ha salvato intere categorie nell’Ottocento tragico delle guerre? Ricordate il rispetto dell’altro che ha impregnato le nostre ore di educazione civica? Lettera morta. E proprio nell’oggi in cui sono tutti lì a riempirsi la bocca di doveri e di Costituzione. Che delusione.

E intanto nelle città e nei paesi si finisce su una barella o si muore per aver toccato con la propria auto lo specchietto retrovisore di un’altra. Quando muoiono i valori umani, restano le pulsioni. E le pulsioni si traducono in insulti a chi capita, sputi e sfottò a chi non la pensa come te, intemperie emozionali contro chiunque, tempeste di parole e sensazioni da pianerottolo e da bar sport dispensati senza richiesta ad ogni angolo di strada. È il viaggio nell’Italia istintiva e selvaggia dove gli ex che perseguitano le ex con ogni mezzo e spesso le armi si moltiplicano, dove la violenza cieca e becera esplode dietro i paraventi di casa come tra i tavolini delle pizzerie per un gol sbagliato o un’occhiata di troppo.
È la frustrazione che la durezza e l’onda lunga (quasi interminabile) della crisi fa esplodere. Il lavoro che non c’è o scarseggia; gli obiettivi mancati di un sogno svanito; il mal d’essere che viene dalla scuola in difficoltà; i giovani abbandonati a se stessi dopo i dodici-quindici anni da una società che non investe più sulle nuove leve; il moltiplicarsi delle incertezze; l’arroganza sempre più insopportabile dei ricchi e quella di coloro che si sono autoeletti giusti d’Israele e vanno, bontà loro, a spiegare al volgo come si ragiona, ci si comporta, ci si vede e ci si esprime; l’odio che sembra una macchia d’olio inarrestabile (politicamente parlando, poi…?) alla fine fanno esplodere il fastidio e trasformano la frustrazione nel bastone, nel pugno, nell’oggetto lanciato, nell’insulto.
“Attenti al lupo”… In ognuno di noi c’è un serbatoio di tutto questo. Siamo come una polveriera pronta a saltare in aria. D’altra parte in una società in cui i ladri si chiamano furbi, le prostitute escort, dove la falsità diventa strategia di vita, il denaro misura della grandezza dell’uomo, il merito sopraffatto dai privilegi, che senso hanno parole-chiave come comprensione, dialogo, amicizia, bontà, generosità, disponibilità, ascolto? Pigiamo il piede sul freno. Siamo ancora in tempo. Forse.

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