La speranza di Lino

Pubblicato il 06-11-2020

di Rosanna Tabasso

Leggere nella Regola del Sermig che “nessuno può essere abbandonato o allontanato dalla Fraternità” nel tempo della fragilità, nella malattia o nella vecchiaia, ci richiama a rispettare ogni singola persona non per ciò che fa ma per ciò che è, anche quando vive tempi di fragilità. Anzi proprio nei tempi di apparente inutilità gli amici ci regalano nuove profondità che prima, occupati a fare, non vedevamo: l’offerta della sofferenza in una malattia, la capacità di cedere il passo ad altri e di ritirarsi da compiti e responsabilità, la serenità e la fiducia nella vita nonostante una dura prova, la capacità di riscoprire le piccole gioie della vita, l’ascolto delle persone, la vicinanza a chi soffre... Ognuno ci insegna qualcosa di prezioso che ci arricchisce e ci fa crescere.

Nei mesi della pandemia, con le disposizioni sanitarie riguardo ai malati, per la prima volta ci siamo trovati nella difficoltà a stare vicino a Lino, uno di noi, in quel periodo in ospedale per un intervento chirurgico. Nei mesi del ricovero l’isolamento si è prolungato e non abbiamo potuto nemmeno andarlo a trovare. I primi tempi lo sentivamo al telefono, poi le telefonate si sono fatte sempre più faticose e c’è stato un lungo silenzio. Le notizie si alternavano: è positivo al Covid, sta meglio, è negativo, è negativo ma non sta bene, sta meglio, forse lo trasferiamo, sta peggio… E poi il mattino del 16 giugno la notizia dei suoi familiari: «Lino è mancato questa notte…». Con la famiglia stavamo cercando di farlo trasferire in qualche struttura più vicina, con la speranza di poterlo poi portare all’Arsenale, tra le mura che aveva costruito, nella Fraternità che aveva visto crescere. Non siamo arrivati in tempo.

Lino era uno dei più vecchi di appartenenza alla nostra Fraternità. L’avevamo conosciuto il 13 maggio 1973. Aveva partecipato a un nostro incontro al Palazzetto dello Sport “Pomeriggio di speranza”. Anche quello era per lui un tempo di grande fragilità. Da poco aveva perso in un incidente d’auto sua moglie e il bimbo che avrebbe dovuto nascere. Era disperato, ma da quell’incontro era iniziato un dialogo, un’amicizia, poi una scelta di vita, la fraternità. Lino aveva scelto la speranza e non è mai tornato indietro nella sua scelta.

Non è mai mancato ad un incontro di fraternità o di preghiera. Amava tutto quello che facevamo, si appassionava di ogni sapere dell’uomo, dall’agricoltura alla tecnologia, dalla cura della persona alla cura del creato… Con il suo sguardo aperto a 360° ci aiutava ad allargare il sogno del Sermig. Non veniva meno alle sue convinzioni e ai suoi principi ma sapeva riconoscere i doni degli altri e ne gioiva come fossero suoi, senza invidia perché per far avanzare il bene bisogna fare squadra.

E il noi è più importante dell’io. Ricorderemo sempre Lino per tutto il tempo, le energie, gli aiuti materiali e spirituali che ci ha dato in trentasette anni pieni di vitalità, ma non dimenticheremo mai l’insegnamento dei suoi ultimi mesi di vita in ospedale, completamente solo pur avendo una famiglia che gli voleva bene e una Fraternità di cui era parte integrante.

La solitudine che ha vissuto nel momento estremo della sua vita terrena ha lasciato una ferita aperta in tutti noi. Ma quella ferita ci ha fatto comprendere sulla pelle l’angoscia di migliaia di altri che hanno vissuto la separazione dai loro cari senza poterli assistere. È un dolore profondo che ci attraverserà sempre quando ricorderemo Lino.
Lino sapeva bene che appartenere ad una comunità non cancella la solitudine del cuore, quello spazio dove si è sempre soli, a tu per tu solo con Dio.

Quante volte nelle sue notti avrà gridato a Dio la sua rabbia, il suo dolore, quante volte avrà avuto nostalgia dei suoi affetti e quante volte Dio l’avrà consolato… Non ne parlava mai ma conoscendolo non è difficile immaginarlo.
Ha affrontato da solo anche quest’ultimo tempo e da solo è entrato nell’eternità. Ora «nella comunione continuiamo a lottare perché ci sia più amore di Dio e più giustizia tra gli uomini, continuando a desiderare cieli e terra nuova».

Rosanna Tabasso
NP agosto / settembre 2020

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