Il giorno lavora, la notte illumina

Pubblicato il 06-07-2022

di Carlo Degiacomi

Nel 2019 nelle strade italiane specie urbane c’è un lampione ogni 6 abitanti: oltre 10 milioni. Allo stato attuale si valuta che rappresentino circa il 20/30 % dei consumi totali della bolletta energetica delle città. Il 12% dei consumi nazionali di energia serve per l’illuminazione urbana.

L’illuminazione pubblica a lampione può diventare un nuovo modello che aggiunge al servizio della luce, nuove funzioni: il lampione diventa intelligente perché può essere connesso a internet.
Vuol dire risparmio del 60/70% o più rispetto ai lampioni tradizionali. Da un calcolo approssimativo si può ricavare che nei comuni con più di 100.000 abitanti la spesa dell’illuminazione pubblica varia da 20 a 50 euro per abitante. Nel nostro Paese, specie dal 2016, si procede con la sostituzione dei lampioni (da lampade a ioduri metallici o a vapore di sodio con i led), tra l’altro anche di maggiore durata, di tutti i colori di luce e quindi con meno manutenzione e sostituzione, ma senza avere una visione innovativa più ampia.

Poi anche il lampione diventa un hub, diventa smart, diventa una maglia della rete digitale del territorio, intelligente nel momento in cui può essere dotato di spine per la ricarica di batterie per la mobilità di giorno. Ma soprattutto quando è dotato di sensori, telecamere, dispositivi collegati in rete e interconnessi tra di loro: per aiutare in caso di sicurezza, per collegamenti wi-fi, con capacità di video sorveglianza, avvisi danni terremoti, avvisi di incidenti. Controllo della sicurezza della circolazione. Produrre allarmi tempestivi in casi di incendi e fumi.
Verificare i luoghi di raccolta dei rifiuti, controllare la qualità dell’aria; misurare umidità, rumore; segnalare parcheggi disponibili; regolare i semafori in base al traffico; segnalare alcuni eccessi di eventi atmosferici. Grazie anche al colloquio tra lampioni vicini.

Gli esempi più interessanti di lampioni intelligenti sono del Nord Europa. A livello italiano l’Enea ha messo appunto una piattaforma. Una città: Torino. Che cosa è successo dal 2016 in poi sui 100.000 punti/ lampioni della città? Iren fornisce i seguenti dati: oltre la metà dal 2018 funziona a led. Forse si concluderà l’operazione in due anni. Dal 2020 si procede anche alla sostituzione delle lampade dei sottopassi e dei semafori, rispettivamente 6.200 e 12.500. Iren ha investito in 4 anni 17 milioni di euro, ottenendo un risparmio energetico di 5 milioni di euro all’anno. In 4 anni è stato ripagato il costo! A seconda dei contratti stipulati in Italia si arriva alla copertura dei costi da 4 a 6 anni. Ma anche aiutato l’ambiente (8 tonnellate di CO2 in meno corrispondenti a circa 20 gigawatt in meno). Vale la pena di concludere l’intera sostituzione. E anche le luci d’artista sono state trasformate a led. I comuni della cintura torinese ci stanno lavorando con in testa Nichelino.
Ma la domanda lecita e urgente è: ci si fermerà al risparmio ottenuto come abbiamo descritto o si procederà all’estensione ad altri servizi, trasformando una possibilità in realtà su cui si può contare non in tempi storici? I vantaggi sarebbero straordinari. Una buona parte delle tecnologie sono parte delle soluzioni ambientali.
Un amico di Facebook ha appena spiegato con grande dettaglio come sua madre settantacinquenne occupi 5 ore per ritirare e consegnare documenti e fare operazioni muovendosi in auto quando con poco sforzo potrebbe in mezz’ora fare tutto da casa e dedicare il tempo a attività più piacevoli e meno inquinanti. Si potranno mai recuperare all’innovazione i meno praparati? Basterà un po’ di informazione e formazione? O la loro scarsa propensione e il loro disinteresse che pesa in politica, non permetterà in tempi brevi ai lampioni di diventare intelligenti e alle città di essere pronte per il futuro?


Carlo Degiacomi
NP marzo 2022

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