DUE AMICI Ernesto Olivero e padre Bartolomeo Sorge ricordano il vescovo brasiliano dom Luciano Mendes de Almeida.
Pubblicato il 25-11-2014
DUE AMICI
Ernesto Olivero e padre Bartolomeo Sorge
ricordano il vescovo brasiliano dom Luciano Mendes de Almeida.
Venerdì 28 novembre, ore 18 - Centro San Fedele di Milano
L'amicizia, la sua ricchezza, le sue opportunità. C’è tutto questo in “Due amici”, il libro scritto a quattro mani dal fondatore del Sermig Ernesto Olivero e il vescovo brasiliano dom Luciano Mendes De Almeida. È il racconto di un’amicizia di anni, segnata da incontri, iniziative, riflessioni. Un legame intenso che rivivrà venerdì 28 novembre, al Centro Culturale San Fedele di Milano. A partire dalle ore 18, “Due amici” sarà presentato da padre Bartolomeo Sorge ed Ernesto Olivero che ricorderanno insieme la figura di dom Luciano: gesuita, vescovo illuminato e presidente della Conferenza Episcopale brasiliana, uomo di carità e amico dei poveri, è morto nel 2006. Al momento, è in corso la sua causa di beatificazione.
“Dom Luciano ed io eravamo e siamo amici e la nostra amicizia è per sempre; – racconta Ernesto Olivero - un’amicizia che ci ha accompagnato negli anni e ci ha allargato maggiormente a Dio e agli uomini. Pensare che un uomo come lui, semplicemente cristiano in tutti i suoi atteggiamenti, mi sia amico, continua a riempirmi di stupore. Stupore perché dom Luciano per me era un Francesco D’Assisi per la sua bontà e un filosofo come Platone per il suo sapere. Non dimenticherò mai che pochi giorni prima di morire ha scritto sul mio diario: Ernesto, continua ad essere il mio migliore amico”.
“Questo libro e la storia che esso racconta – aggiunge padre Bartolomeo Sorge - si possono comprendere pienamente, solo riconoscendo che le sue pagine più belle sono state scritte con la "biro" da una Terza Mano. Solo così, per esempio, si spiega come mai Ernesto e dom Luciano siano riusciti con tanta semplicità a mettere in pubblico, nero su bianco, vicende ed esperienze anche intime, che chiunque le vive prova istintivamente pudore a rendere note. I Due Amici, invece, ne parlano come se le vicende straordinarie narrate non appartenessero loro; come se essi ne fossero stati solo gli spettatori e non anche i protagonisti”.
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