This land is your land

Pubblicato il 19-04-2022

di Carlo Degiacomi

Aria, acqua e… già, anche il suolo! Sono tutti indispensabili. Spesso non ci pensiamo perché non lo conosciamo abbastanza. Per noi è una superficie che ci sostiene ma si tratta di guardare anche al sottosuolo, dove avvengono funzioni insostituibili: dal suolo arriva il cibo per tutte le forme viventi. È il terreno fertile quello da cui dipende quasi tutto il nostro cibo, il 95%! Il terreno fertile è solo il 32% delle terre emerse. Non è una risorsa rinnovabile quindi è a rischio: per generare 2,5 cm di suolo fertile sono necessari 500 anni. La parte organica (l'humus) è il “tesoro” e va da 2 mm a 20/28 cm. Rappresenta da 1% a 6/10% del terreno. Chi svolge tutto questo lavoro per rigenerare il suolo? Un gigantesco laboratorio chimico, fisico, biologico, che disgrega molecole, per rendere disponibili le sostanze nutritive come azoto, fosforo, zolfo, carbonio.

Il suolo è l'origine di tutto il resto e offre dei servizi indispensabili a tutti gli esseri viventi (compreso l'uomo). In sintesi, oltre al cibo: sostiene gli esseri viventi e anche le infrastrutture dell'uomo; contiene le materie prime per l'edilizia; è la base per le attività di agricoltura e silvicoltura; la sede delle produzioni di quasi tutti gli alimenti; trattiene, depura e immagazzina l'acqua; crea i paesaggi; ospita attività ludiche. Il suolo
(non danneggiato!) aiuta il contrasto ai cambiamenti climatici, perché è un magazzino di carbonio e di CO2 (anidride carbonica/biossido di carbonio), contenuti nella sostanza organica che è composta al 58% di carbonio.

Lo stoccaggio di carbonio nel suolo è circa 3 volte superiore a quello della vegetazione di una foresta/ bosco; circa 4/5 volte della CO2 presente nell'atmosfera. È quindi il più grande deposito di carbonio sulle terre emerse. Oltre ai fattori di minaccia naturali come l'erosione, gli smottamenti, le frane, la compattazione, la salinizzazione, vi sono le minacce dalle attività dell'uomo: la costruzione di edifici e infrastrutture che impermeabilizzano il terreno facendolo morire; la compattazione del suolo con mezzi meccanici; la riduzione di corsi d'acqua e deviazioni che creano alluvioni e distruggono il funzionamento del suolo; eccessiva agricoltura intensiva e monoculturale; inquinamenti che danneggiano il “laboratorio” del suolo. Lo stadio finale di alcuni di questi danni è la desertificazione.

Che cosa possiamo fare come singoli comportamenti e come azioni dei governi e di tutti i soggetti dalla comunità locale, all'intero Paese, all'Europa, al mondo; estendere i monitoraggi sulla salute dei suoli; modificare e diffondere pratiche agricole a favore di quelle sostenibili in agricoltura; piantare alberi e prendersene cura; costruire il minimo di nuovi edifici; in città migliorar la presenza della vegetazione finalizzata al microclima. E poi una pratica agricola rigenerativa.
Dai rifiuti organici si possono ricavare biogas e compost. E poi… c'è molto altro da fare!

Non ultima azione informare, sensibilizzare, coinvolgere persone, associazioni, istituzioni, imprese, in obiettivi e progetti di salvaguardia del territorio nel micro (vicino a noi) e nel macro (in ogni parte del mondo).


Carlo Degiacomi
NP gennaio 2022

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