Il no cambiato in sì

Pubblicato il 24-01-2021

di Redazione Sermig

Testimonianze di Ernesto Olivero e Rosanna Tabasso sull'inizio dell'avventura del Sermig in Brasile.

 

I miracoli sono all’ordine del giorno. Basta crederci. Basta lasciare che ci vengano incontro. 

È il 12 dicembre festa della Madonna di Guadalupe, patrona dell’America Latina. Dom Luciano, alcuni amici della fraternità ed io siamo a São Paulo e stiamo per essere ricevuti da Dona Marta, responsabile della “Secretaria da criança, familia e bem-estar social” dello Stato di São Paulo. Andiamo a ricevere il “No” ufficiale per la nostra entrata nella “Casa degli immigranti” che in un primo momento sembrava il governo volesse darci. 

Il mio cuore è molto libero, il sì o il no non mi interessano, l’unica cosa che mi interessa è discernere cosa il Signore vuole da noi. Siamo seduti su di un divano basso, in attesa della chiamata. Il no è nell’aria, deve soltanto formalizzarsi e ufficializzarsi, ma è una certezza. Mi raccolgo in preghiera e “sento” nel mio cuore che l’Arsenale sarà nostro. Apro la Bibbia e cerco una preghiera di ringraziamento. Scrivo “sì” e la data. 

Entriamo nell’ufficio, l’incontro è solenne, ma - è chiaro - senza via di uscita: Dona Marta e le sue funzionarie spiegano con gentilezza e fermezza i motivi del no. Di tanto in tanto dom Luciano mi osserva incuriosito, si accorge che sono con la testa altrove. Tocca a me parlare, con dom Luciano che traduce; ho la Bibbia davanti e incomincio a spiegare che l’Arsenale di São Paulo sarà l’ottava meraviglia del mondo, che entro il 2000 accoglieremo 1000 persone e creeremo un eremo di preghiera, una scuola per insegnare dei mestieri e un punto importante per i giovani. 

Mentre traduce, dom Luciano mi guarda come per dirmi: “Ma non hai sentito che ti hanno detto già detto di no?“. Intravede le facce stupite di Dona Marta e delle altre. Quando finisco di parlare, Dona Marta e le sue collaboratrici si scambiano una rapida occhiata di intesa e rispondono semplicemente: “Va bene, accettiamo la proposta. L’Arsenale è vostro, dovete chiamarlo però Arsenale della Speranza e cancellare con i fatti il vecchio nome che la gente gli aveva dato: “Casa del dolore”.

Porgo a Dom Luciano la Bibbia con la mia annotazione: “Sì”. Chiude gli occhi come sa fare lui, piange e ride di una gioia che è preghiera.

Ernesto Olivero

dal libro "Il lungo cammino verso Dio"

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok