è possibile

Pubblicato il 31-01-2024

di Redazione Sermig

Tutto è nato da una proposta inattesa. Ci telefona una nostra amica che ha da poco conosciuto un ragazzo che gioca in una squadra di calcio per non vedenti e sta cercando sponsor che li aiutino a continuare ad allenarsi e giocare insieme. Ci dice che sta pensando a come poterli sostenere, ma che intanto le è venuta un’idea: «All’Arsenale c’è un campo di calcio a 5, potremmo organizzare una partita con questi ragazzi?». Diciamo subito di sì, contenti di poter ospitare questi nuovi amici. È nata così una mattinata che non dimenticheremo facilmente.

Il primo ad arrivare è Darley, il capofila di questa iniziativa, con la sua bellissima cane guida Clark con cui parla in inglese. Ci racconta che quando aveva un anno ha avuto un tumore al cervello e per questo ha perso la vista. Ha sofferto molto, ma ha trovato il suo modo di affrontare tutto questo attraverso lo sport e la promozione di attività inclusive. Poco dopo arrivano gli altri, tutti insieme, in fila, appoggiando le mani uno sull’altro per riuscire a muoversi in un posto grande e completamente nuovo come l’Arsenale. Con loro alcuni ragazzi normodotati che fanno un po’ da collante a questo gruppo così speciale. Iniziano le presentazioni. Storie difficili che nel calcio e nel gioco di squadra hanno trovato uno slancio nuovo. Noi gli raccontiamo un po’ dell’Arsenale, cercando di metterci nei loro panni e di farli sentire a casa.

Dopo poco la partita ha inizio e per la maggior parte di noi, che non avevamo mai assistito dal vivo a una partita di calcio per non vedenti, è un’esperienza incredibile. Giocano con una benda nera sugli occhi per rendere tutti ugualmente non vedenti, con una palla che fa rumore quando si muove e facendosi guidare dalle indicazioni dei componenti normodotati della squadra. Per questo ci chiedono di guardare la partita in silenzio e di tenere il tifo per quando si segna un goal. Di fatto vederli giocare fa entrare in un silenzio ammirato: dopo il fischio di inizio siamo tutti incollati alla rete a chiederci come fanno a giocare con tanta disinvoltura. A noi sembra impossibile quello che questi ragazzi stanno facendo con tanta naturalezza. Uno dei nostri volontari riassume bene quello che ci stanno insegnando: «Non c’é niente di impossibile per l’uomo, se lo vuole». Questi ragazzi hanno aiutato noi e i nostri accolti a dare un calcio alle nostre preoccupazioni, alle nostre fatiche, alla sensazione che i nostri problemi siano insormontabili. Guardandoli giocare sei costretto a cambiare prospettiva, almeno per un momento. E se riesci a farti entrare dentro questa bella esperienza, magari la prossima difficoltà, ricordandoti di loro, la affronti in un modo diverso.

Poi è arrivato anche il nostro momento di provare a giocare così. Diversi dei nostri accolti si sono offerti come volontari, si sono lasciati bendare e hanno tentato di calciare un rigore, guidati dal suono di una pietra battuta sui pali della porta e dalla voce di un compagno di squadra. Ci siamo salutati con un arrivederci, sperando che questa sia solo la prima partita di una lunga serie e l’inizio di un’amicizia tra persone che, per motivi diversi, conoscono bene le difficoltà che la vita può farti incontrare. Come diceva un’altra amica alla fine di questa mattinata: «Questo è il bello dell’Arsenale: che è casa per tutti e riesce a unire non vedenti, uomini che arrivano dalla strada, giovani e meno giovani, dando a ognuno un po’ di speranza».


La Fraternità del Sermig in Brasile
NP dicembre 2023

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