Il percorso dell'acqua
Pubblicato il 29-09-2023
Una donna che porta un colorato secchio d’acqua, in genere sul suo capo. Nell’immaginario è emblema, subdolamente affascinante, di un’Africa profonda, lontana dalla “modernità”. Dove il quotidiano è innanzitutto fatica; affrontata in qualche modo grazie a un’immensa capacità di vivere, trainata proprio dalle donne, tanto per cambiare.
In questa routine quotidiana c’è poco di pittoresco. Fino a non molto tempo fa, il percorso dell’acqua si è svolto così ovunque, da tempi immemorabili. E, ovunque, uno dei maggiori passaggi di reale progresso, è stato proprio riuscire ad assicurarne la sicura disponibilità, e l’essere stabilmente adatta al consumo umano.
Sarà difficile, nel futuro più prossimo, alleggerire quel secchio, che grava comunemente su donne, ragazze, anche bambine; in questo caso portando loro via anche tempo per la scuola. Ma, si può senz’altro, cominciare a ridurne di molto il percorso. Anziché attingere da un qualche rigagnolo e risalire verso il villaggio (i corsi d’acqua tendono ostinatamente a occupare il fondovalle da loro creato), perché non farlo da una fontana, e da lì andare solo verso casa? Per chi è bene abituato a un servizievole rubinetto domestico, potrà sembrare un traguardo non così ambizioso, ma il meglio è che, lavorando bene, da quella fontana possa sgorgare solo acqua salubre. La salute è sviluppo, a tutti gli effetti. Un rigagnolo non rifiuta il suo refrigerio a nessuno, né uomini, né animali, tantomeno parassiti; un buon pozzo, così come un buon acquedotto, è più selettivo, e lo preserva a coloro per cui viene realizzato.
Un altro piccolo, vasto passo.
Siamo nella Guinea Conakry, regione di Kindia, presso la parrocchia di Sainte Marie du Kanya. Il territorio – e chi vi abita – non ha mai potuto finora avere acqua realmente potabile.
In collaborazione col parroco, père Philippe N'Pouna, si è trivellato in questi giorni un pozzo profondo una sessantina di metri, e con una portata fino a 3.500 litri/ora, che d’ora in poi soddisferà in pieno questo vitale bisogno della gente; parecchie migliaia, ovviamente cattolici e non.
Il pompaggio è assicurato da una pompa elettrica immersa, alimentata dall’energia di rete, disponibile nel villaggio. Abbiamo condiviso la progettazione, e potuto sostenere l’impegno della trivellazione e l’acquisto della pompa; ma è la comunità locale, in primo luogo la parrocchia, a farsi carico nel contempo delle opere di “protezione” del pozzo, e della realizzazione di un serbatoio di accumulo, e relative condotte.
Questo è fondamentale: questi passi solo si possono percorrere assieme.
Una buona gestione dell’acqua, qui come ovunque, si svolge solo a cura di una comunità, coinvolta, e giorno per giorno responsabile di quanto sente innanzitutto come “suo”. Non sarà così solo “un pozzo” ma l’inizio di una nuova storia. Che cammina un passo alla volta, ma senza perder tempo!
Mauro Palombo
NP giugno / luglio 2023