Una famiglia che accoglie

Le nostre Fraternità in ogni parte del mondo hanno tutte una predilezione per i bambini e per i giovani.

di Rosanna Tabasso

 

Nel dicembre scorso (ndr dicembre 2011) il quotidiano La Stampa ha segnalato che in Piemonte un bambino su dieci è povero (in Italia il 18%), non riceve le cure adeguate e vive in situazione di disagio. La civiltà di una nazione si misura dalla cura dei più deboli, vecchi e bambini anzitutto, e noi ci siamo persi per strada la preziosità dei bambini. Ora che la crisi economica avanza, ci pare che la causa sia tutta nel fatto che non ci sono più soldi, ma forse la crisi che ha travolto i bambini è precedente, è crisi di cura, crisi di capacità genitoriale, crisi di rispetto per la vita e di amore, crisi di educazione.

Nella Regola è scritto che tutte le nostre case, pur avendo priorità diverse, hanno una predilezione per i bambini e che gli Arsenali sono una famiglia che accoglie. Dunque la famiglia è il riferimento per il nostro monastero metropolitano, soprattutto per accogliere la vita in tutte le sue forme, sostenerla, offrire risposte concrete ai bisogni di ognuno in un clima fatto di relazioni autentiche, senza distanza tra chi dà e chi riceve.

C’è anche un modo di essere padri e madri nella Fraternità, non come surrogato della famiglia vera, ma come scelta di responsabilità nell’accompagnare le persone più fragili.
Come famiglia di famiglie, la Fraternità mette i bambini al centro. I nostri monasteri metropolitani sono da sempre popolati di bambini. Un giovane papà della Fraternità ricorda che i suoi genitori lo portavano all’Arsenale, ormai quasi trent’anni fa, e a lui sembrava “nella fantasia un posto sperduto che da tanto tempo molti cercano. Scavando nei ricordi non posso fare a meno di vedere un bambino che si fa largo tra i rovi e il filo spinato… Un luogo magico, preludio per una magia più grande, che ancora doveva avvenire…

L’Arsenale era quel luogo in cui, prima o poi, ci tornavo. La cosa che sono certo abbia fatto più bene a quel bambino è stato crescere, oltre che con aspiranti santi, con ex brigatisti, ex drogati ecc. in un’età in cui non riesci neanche a capire bene la differenza tra gli uni e gli altri… Ha ragione chi sostiene che per ogni bambino ci vuole un villaggio, un villaggio dove tornare, dove c’è sempre qualcuno pronto ad ascoltarti nel cortile”. L’Arsenale continua ad essere il luogo in cui i sogni si realizzano per i suoi figli e per i figli di altri.

Succede poi che una di queste famiglie aiuti un’altra famiglia, soprattutto nel crescere i figli. Sono già molti i bambini cresciuti tra la propria famiglia naturale e quella acquisita in Fraternità, che magari ha sostenuto anche la mamma sola. Non è facile, perché mette a nudo chi dà e chi riceve, richiede generosità, pazienza, un cuore grande e saggio per non concedere nulla alla propria presunzione, per non giudicare, per non perdersi di coraggio.

Poi la vita degli Arsenali si è allargata all’accoglienza dei bimbi diversamente abili, al doposcuola per i bambini del quartiere di Porta Palazzo, al Nido del Dialogo. Le mura si adattano ma siamo soprattutto noi a cambiare per accoglierli. Avere un bambino tra le mura di una casa significa non lasciare più nulla al caso: individuare un pericolo, prevenire un problema o aiutare a scioglierlo. Non si tratta di dare cose o essere apprensivi, ma di creare ambienti adatti e di cambiare noi stessi per favorire lo sviluppo armonioso dei bimbi. “I bambini non sono il problema – diceva Dom Luciano Mendes – ma la soluzione dei nostri problemi”.

Madre Teresa ci ha lasciato questo testamento: “Dobbiamo prendere la Madonna con noi e insieme a Lei andare alla ricerca dei bambini, dei giovani, per portarli a casa”. Ci dice che i bambini spesso non vivono in ambienti sicuri e che sono affidati ad adulti che non li rispettano. “Riportarli a casa” mi fa pensare al pastore che raduna le pecore nell’ovile e si stende davanti all’ingresso del recinto perché nessuno entri a rapire le sue pecore; mi fa pensare alla pecora sperduta e al pastore che lascia tutte le altre nel recinto e la va a cercare. Casa per i bambini sono i pastori che li proteggono. È una priorità assoluta.

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