Parola e Presenza di Dio

La Parola ci immerge in una Presenza.

di Rosanna Tabasso

 

Nell’agosto del 1980 eravamo al Melezet, pochi chilometri da Bardonecchia, per una settimana di ritiro. Una ventina tra giovani che pensavano ad una vocazione monacale, e famiglie, le prime della Fraternità. C’era con noi padre Mario Nascimbeni, carmelitano, appassionato uomo di Dio che già da qualche tempo ci stava introducendo alla spiritualità della Parola. Ed era proprio la Parola il tema del nostro ritiro. Ci interrogavamo da tempo su come leggerla, come pregarla. Non la conoscevamo, ma intuivamo di doverla scavare per trovare la sorgente d’acqua viva. In quei giorni padre Mario ci diede la chiave che ci aprì alla Scrittura. Fu un’esperienza forte, a partire dal cap. 8 del profeta Neemia: davanti all’assemblea radunata, Esdra e Neemia rievocavano le opere di Dio nella storia della salvezza. Il popolo piangeva, perché facendo memoria degli avvenimenti del passato sentiva che la medesima grazia gli era data in quel momento.

E così ritornavano a Dio con tutto il cuore. Anche per noi quei giorni furono un passaggio indimenticabile dello Spirito di Dio attraverso la Scrittura, una rilettura del nostro esodo, un passo decisivo per diventare Fraternità della Speranza. “Ascolta Israele! Il Signore è nostro Dio, il Signore è uno” (Deut 6) da allora è diventato per noi un richiamo costante: non abbiamo più lasciato la Parola di Dio. Ha iniziato ad essere il centro del nostro quotidiano, della Fraternità, della vita dell’Arsenale della Pace e dei nuovi Arsenali; da allora ogni servizio aperto, ogni incontro è in qualche modo frutto di una Parola accolta. Di parole noi ne sprechiamo tante, parole inutili, banali, inconcludenti; si dice “sono solo parole” proprio per sottolineare che non si traducono in fatti concreti. Invece la Parola di Dio è un fatto, perché compie sempre ciò che dice. Non è miracolismo, è posare un seme in terra buona, innaffiarlo perché cresca e porti frutto a suo tempo. La Parola non si concilia con la fretta, chiede di essere accolta nella fede, con la perseveranza e la pazienza che il contadino mette nell’accudire il seme, senza scoraggiarsi per il tempo che ci mette a portare frutto. Senza bruciare le tappe, la Parola accompagna la crescita del Regno dentro chi l’accoglie, persone e comunità. Anche il rapporto di ognuno di noi con Dio Padre, con Gesù Cristo, con lo Spirito Santo è diventato più intimo e profondo grazie alla Parola.

È dalla Parola che abbiamo imparato a dare del Tu a Dio, facendo esperienza del suo esserci sempre. Il Verbo si fa carne, la Parola si fa Presenza. È il percorso di chi si educa pregando la Parola: la legge con calma, con attenzione, la medita, la trasforma in preghiera ed infine quella Parola iniziale rivela la Presenza di Dio, impercettibile, silenziosa, ma reale ed efficace. Era il 1990. La Parola era nostra compagna di vita ma come Fraternità continuavamo ad interrogarci sulla nostra spiritualità. Come valorizzare le nostre 24 ore giornaliere, considerando che la maggior parte di noi aveva un lavoro, era impegnato dal mattino alla sera e persino l’Arsenale, che doveva diventare un monastero, era un rudere e richiedeva a tutti lavoro, lavoro, lavoro. Doveva esserci il modo! Un martedì sera, durante la preghiera, chiedemmo a don Dario Berruto di aiutarci a trovare una sintesi della nostra spiritualità. Lui la definì “spiritualità della Presenza”, perché la Parola ci rivela continuamente Dio in noi, con noi. E di Parola in Parola la consapevolezza della sua Presenza cambia la qualità della nostra vita: ogni persona, ogni gesto, ogni momento diventa sacro perché Dio è lì. Educarci a farne memoria, durante le 24 ore di una giornata, ci porta nel cuore di Dio, riporta Dio nel cuore del mondo, nel cuore della storia e restituisce ad ogni persona e a ogni opera di bene la dignità di creatura di Dio.

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