Famiglie

Essere testimoni del Signore nel mondo.

di Rosanna Tabasso

 

La nostra Regola ha una pagina dedicata alle Famiglie, che sono il nucleo storico del Sermig e parte fondante del nostro presente: “L’amore che unisce quanti di noi sono sposati, l’amore che ci rende padri e madri, ci spinge ad abbracciare la vita della Fraternità, a dire un sì totale, senza condizioni, a vivere le beatitudini. Ci impegna a far fruttare i doni che il Signore ci ha fatto e ad assumerci le responsabilità che ci ha affidato”. Queste poche righe riconoscono che ogni famiglia è un cuore pulsante di cui nessuno – persone e società – può fare a meno: l’amore che lega i suoi componenti è lo stesso che lega Dio alle sue creature ed è la fonte stessa della vita. La vita di ognuno di noi è frutto di questo amore, che ci accomuna anche se con le imperfezioni e i limiti della nostra umanità. Si può discutere sulla crisi della famiglia come istituzione, ma non si può negare che un nucleo capace di amare è necessario perché la vita sia tutelata e si sviluppi in modo armonioso. Le famiglie hanno il diritto di vedere riconosciuta la dignità di questo ruolo insostituibile. All’interno e attorno ad ogni famiglia si sviluppa un universo di relazioni che danno qualità ad ogni ambito in cui essa si muove. Più il rapporto d’amore all’interno è autentico, profondo, più i padri sono padri e le madri madri, più quel nucleo incide anche nella realtà sociale. La Regola riconosce alle famiglie che vi si ispirano la possibilità di vivere nel mondo uno stile di vita evangelico, misurandosi con il lavoro, con la scuola, partecipando alla vita del territorio e della parrocchia. Riconosce la possibilità di vivere le beatitudini nel mondo, come i cristiani descritti nella Lettera a Diogneto (II sec.): “I cristiani non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. (…)

Testimoniano un metodo di vita sociale mirabile (…) partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. (…) Si sposano come tutti e generano figli”. Non gente fuori dal mondo, ma padri e madri di famiglia, figli, persone di ogni età e ceto sociale decisa a mettere al centro Gesù Cristo e il Vangelo, insieme a quei valori che, vissuti con fatica e impegno, danno pienezza e gioia a chi li vive. Non ci sono prescrizioni e norme in questa pagina; ogni famiglia è già appesantita dalle regole imposte dal mondo: spese, orari, impegni… Ci sono invece linee aperte cui ognuno si può ispirare, per rendere praticabile il Vangelo oggi. Due in particolare, capaci di dare un largo respiro a tutti: la spiritualità della presenza e la restituzione. In una vita frenetica, tra lavoro di marito e moglie (come farcela con uno stipendio solo?), corse per la scuola dei figli (chi lo porta? Chi lo va a prendere?) e poi nuoto, dentista, impegni di famiglia, riunioni a scuola, servizi… non c’è il tempo fissato per fermarsi a pregare. Andare a messa tutti i giorni per molti è un lusso e la sera non si ha più la forza… Allora la preghiera ci viene incontro, non come un impegno in più, ma come una Presenza, un ricordo che può accompagnarci in macchina, sul lavoro, mentre cuciniamo o facciamo la spesa. È il ricordo continuo che Dio è lì con noi, non è estraneo alla nostra vita e nessun impegno può privarci di Lui. E poi la restituzione. Riconoscere che tutto ci viene da Dio, ci è stato donato e può essere restituito a Lui, donando tempo, capacità, energie per il bene comune. La restituzione apre orizzonti vasti, perché quell’essere nel mondo può diventare lode a Dio in ogni ambito raggiunto. Spesso, quando ci si interroga su questi temi, le famiglie si domandano: “Come facciamo?”. Ma il come è lasciato alla creatività di ciascuna famiglia, capace di reinventarsi giorno dopo giorno, lungo tutto l’arco della vita.

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