La vita conta
Pubblicato il 23-10-2021
Luca è un giovane di Foggia: vita di parrocchia, esperienze nel volontariato, l'insegnamento della Religione nelle scuole. Ma soprattutto, una storia di speranza da condividere: la speranza che passa dall'incontro con suo fratello adottivo, un bambino di dieci anni con una forma grave di disabilità. «Giuseppe non parla, non comunica, non abbraccia, non si muove, non esprime emozioni perché è anche ipovedente. Eppure, mio fratello parla più di tante persone normali».
Quando è arrivato Giuseppe nella tua vita?
È arrivato a casa mia senza essere stato cercato, i miei genitori non erano più giovani, 55 anni mio padre, 54 mia madre. La nostra famiglia ha risposto ad una richiesta di aiuto dei medici che lo assistevano in rianimazione.
Giuseppe non aveva i genitori e da tempo dall'ospedale stavano cercando una famiglia pronta ad accoglierlo. Aveva appena 5 mesi. Ricordo che da noi fece il suo primo sorriso.
È stato difficile far capire la vostra scelta?
Il primo pensiero di tanti è chiedersi che vita sia la sua. Qualcuno dice che fa la vita di una pianta, di un vegetale.
Giuseppe in realtà è un bimbo come tutti che a suo modo cerca la tenerezza, è abituato a sentire le nostre voci, ci riconosce. Molte persone quando vengono a casa vedono che quando parliamo di lui, apre gli occhi, capisce che siamo noi e ci segue con la coda dell'occhio. Quindi è una persona viva, presente.
Come è cambiato il tuo sguardo con Giuseppe?
Lo dico senza vergogna. Prima di lui i disabili mi facevano "schifo", molta impressione, ma oggi posso dire che ho incontrato lì il Signore. L'ultimo tassello dell'incontro con Gesù è stato in Giuseppe. Mio fratello ha portato a compimento il desiderio che avevo nel cuore: vivere una vita a servizio. Oggi sperimento tutta la gioia e anche la fatica di accompagnarlo, come la paura di perderlo. Ma c'è qualcosa di più…
Cosa?
Io porto dentro di me la responsabilità di essere la voce di Giuseppe. Lui cammina con le nostre gambe, parla con la nostra voce, incontra lo sguardo degli altri con i nostri occhi. Allora la speranza per me è essere speranza per Giuseppe e per altri come lui. Il dolore non è una cosa bella. Dio non l'ha voluto, ma l'ha trasformato. Per me speranza è essere speranza per chi non ha voce in questo momento.
Luca
NP Focus
giugno / luglio 2021