La forza della conoscenza
Pubblicato il 23-10-2021
Coscienza e conoscenza possono e devono andare insieme. La scrittrice Antonia Arslan lo sperimenta da una vita.
Docente di Letteratura all'Università di Padova, in Italia si deve a lei il grande processo di consapevolezza sul genocidio armeno, la tragedia che nel 1915 cancellò la presenza di oltre un milione e mezzo di persone dalle loro terre di origine, nell'attuale Turchia.
Per Antonia, discendente di un sopravvissuto allo sterminio, scrivere la storia della sua famiglia è stata la chiave per dare voce alle vittime. Il suo libro La masseria delle allodole è stato un atto di restituzione. «È stato il modo per raccontare un mondo silente e tacitato, per riportare alla luce questo immenso fiume di sangue su cui era stato posto un velo vergognoso ».
Come mai questo silenzio?
Fu una scelta politica. Non è vero che all'epoca i fatti non fossero conosciuti.
Li denunciò papa Benedetto XV, ne parlarono i giornali almeno fino al 1922. Poi con la nascita della Turchia moderna nel 1923 sulla tragedia armena calò un silenzio impenetrabile, dovuto all'abilità del fondatore del nuovo Stato, Ataturk, e al cedimento totale della diplomazia europea.
Fin qui la politica, ma lei dice spesso che nel cuore dell'uomo c'è tutto il bene e tutto il male del mondo. Lo si vede in un genocidio come in situazioni più ordinarie. Come si sceglie il bene?
Credo che serva la coscienza e la consapevolezza che ognuno di noi nella vita è chiamato a fare delle scelte in modo sistematico. L'avidità per esempio è stato ed è un potentissimo mezzo di corruzione. Nel genocidio ci sono state persone che hanno ucciso i vicini semplicemente per impadronirsi dei loro beni, o bambini molto piccoli per prendersi le madri. Ma ci sono anche scelte più piccole che uccidono la coscienza.
Quali?
Anche a 15 anni, un ragazzo può decidere di prendere in giro un compagno, di bullizzarlo. Può decidere di farlo oppure no. Questo per dire che la coscienza è in tutti e tende a svilupparsi a seconda dell'età che abbiamo.
Certamente si può tornare indietro, si può cambiare, ma gli effetti di certe scelte restano.
Esiste però anche il contrario e cioè che il bene possa diventare contagioso…
Certo che esiste e questo è bello, ma bisogna parlare chiaro. Con i ragazzi è sbagliato edulcorare la realtà. Dobbiamo dire che solo l'oggi è nelle nostre mani e che ognuno ha un tesoro che determina la propria individualità. Se ci pensiamo è il bagaglio di tutto quello che abbiamo imparato nella vita e che ci hanno trasmesso.
Per Antonia Arslan, quindi la coscienza è…
La coscienza è sapere. È molto importante piangere con chi piange, ma non basta. Bisogna conoscere e aiutare conoscendo e sapendo, aiutare magari chi è in difficoltà a capire perché sta male, a scendere in quel lago profondo che giace in ciascuno di noi e dove possiamo trovare la pace.
Come ci si arriva?
Ci si arriva con pazienza, con ironia, ridendo di se stessi, sapendo che alla fine ogni cosa è come scritta sulla sabbia, ma che nello stesso tempo siamo individui e Dio ci conosce tutti.
Sì, Cristo ci conosce tutti.
Antonia Arslan
NP Focus
giugno / luglio 2021