Pace non solo per noi
Pubblicato il 07-06-2013
Sabato 18 maggio 2013, all’Arsenale della Speranza, la Fraternitá del SERMIG ha realizzato la quarta edizione di “Conta Comigo”,
un appuntamento annuale con la gioventù paulistana.
Tema di quest’anno: “Voglio la pace, non solo per me”.
Pace? Ha senso parlare di pace in Brasile, un paese che praticamente non ha conosciuto la guerra?
Se non vivessimo qui, potremmo avere dei dubbi...
Ma le migliaia di persone che vivono per strada, le centinaia di haitiani e africani che stanno arrivando in città, i giovani di ogni estrazione sociale che si perdono nella nebulosa della droga, ci dicono che un senso ce l’ha! Tutti loro (e non solo) cercano la pace.
Il problema é che la cercano da soli, per sè.
Come fare a scuotere le coscienze, a dire che la pace o é per tutti o non é? Nei mesi precedenti l’incontro abbiamo raccolto varie testimonianze di coloro che accogliamo ogni giorno: drammi, difficoltà, silenzi a cui tutti, forse anche noi, rischiamo di abituare l’orecchio, lo sguardo, il cuore. Siamo sempre più “pubblico”, spettatori ad alta definizione...
Una foto, scattata lungo la strada adiacente l’Arsenale, é stata la chiave per raccontare la storia in cui siamo immersi: tre giovani studentesse camminano verso la vicina università, sguardo dritto al futuro. A lato, sdraiati sul marciapiede, altri giovani, riparati da coperte e cartoni. É questa la pace?
Una domanda difficile, carica di contraddizioni e sentimenti che può suscitare polemiche, divisioni, reclami... É su quest’immagine che ci siamo preparati, portando quella strada dentro le scuole, le parrocchie e poi nel grande locale in cui é avvenuto l’incontro dove un gruppo di ospiti dell’Arsenale ha costruito uno scenario riproducendo esattamente quella strada.
Gli oltre 300 giovani presenti sono stati ricevuti in quello scenario ed invitati a sedersi per terra.
Al loro fianco, le persone che ogni giorno sono abituati ad incrociare e il più delle volte ad ignorare: uomini di strada, immigrati, giovani senza futuro che, un po’ alla volta, si sono alzati e, passando in mezzo a loro, hanno camminato verso una porta aperta, accogliente, in fondo al salone.
In quella strada, fatta di cartone, molti giovani hanno visto per la prima volta la realtá.
Subito dopo, anche loro sono stati invitati ad alzarsi e ad attraversare quella stessa porta per entrare nel cuore delle attività dell’Arsenale. Giovani e poveri, analfabeti e professori, laureati e disoccupati... Insieme hanno lavorato in una casa fatta di persone che ogni giorno accolgono altre persone, una comunità i cui passi verso il futuro sono stati più volte guidati su vie laterali, impreviste, illogiche: “Tu che parli di pace, questa notte dove dormi?”. Quella frase cambiò la vita di un pugno di giovani che, a sua volta, cambiò la vita di molti altri. Continuiamo a volere la pace, non solo per noi!
Simone Bernardi
Fraternità della Speranza
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