Lavorare non basta

Pubblicato il 18-12-2023

di Gianfranco Cattai

Da anni il Cicsene, un ente senza finalità di lucro, è impegnato sul problema dell’accesso alla casa in particolare per le fasce vulnerabili, le cosiddette fasce grigie. Convinti che il problema dell’accesso alla casa attualmente in Italia necessita di una serie di politiche e di iniziative complementari, l'ente opera favorendo l’incontro tra l’offerta (soprattutto considerando l’elevato numero di case e alloggi vuoti) e la domanda (in particolare quella fascia di popolazione più vulnerabile che rischia di scivolare verso la povertà).

Proprio perché ha le mani in pasta il Cicsene si pone delle domande rispetto a quello che sta capitando con l’aumento dei costi dei mutui e le ripercussioni su quanti non riescono più ad affrontare il loro aumento imprestito. Con la conseguenza di vedersi requisire l’alloggio. Le banche ovviamente si giustificano con il fatto che devono mantenere i loro rendimenti a fronte di una nuova politica nei loro confronti.

Chi quotidianamente è sul terreno non può che constatare che ancora una volta sono gli ultimi della filiera a pagare. In questo caso gli ultimi della filiera che magari non erano poveri ma rischiano di finire in povertà. La mancanza di qualsiasi misura a loro tutela impone di chiederci: che cosa possiamo promuovere per non subire passivamente gli effetti della fabbrica delle povertà?

Il card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, affermava recentemente «i sei milioni di italiani che vivono in povertà sono una cosa che ci deve scandalizzare». Siamo assolutamente d’accordo. Allora non solo dobbiamo adoperarci perché i poveri siano trattati con dignità, ma anche per fare in modo che il sistema non sia foriero di altre povertà. Sempre il cardinale, in occasione della quarantesima assemblea dei Comuni Italiani, dichiarava su “cosa si possa fare insieme” e sottolineava la valorizzazione dell’assistenza quotidiana che amministrazioni comunali e parrocchie prestano alle categorie più deboli, dai migranti ai disabili.

Siamo tutti coscienti, per esempio, di quello che viene definito “lavoro povero”. I dati forniti dall’istat dicono che lavorare non basta per difendersi dalla povertà.

Il 14,7% delle famiglie dove la persona di riferimento è un operaio, cioè una su sette, è povera e l’incidenza è superiore tra i lavoratori indipendenti che non siano imprenditori o liberi professionisti.

Tentiamo allora di capire come possiamo aiutare le famiglie a non perdere la casa per cui si sono indebitate. Tentiamo come soggetti di terzo settore e della società civile, come comunità locali, come enti pubblici, come parrocchie. Ma anche come banche: infatti il profitto non le esonera dalla responsabilità sociale, dall’operare con criteri etici e morali.

Gianfranco Cattai

NP Novembre 2023

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