Un piano per l'Africa

Pubblicato il 11-10-2023

di Gianfranco Cattai

Ci piacerebbe anticipare qualche contenuto di questo tanto citato Piano Mattei, ma non ci è possibile perché per ora nulla traspare. Ben inteso ci sono state le giornate di Roma sia sulle migrazioni che sull’impegno alimentare. Non solo.

L’intervento del ministro degli Esteri Antonio Tajani pubblicato da Avvenire lo scorso 26 luglio sintetizza delle posizioni su cui ci ritroviamo fortemente. In sintesi, il ministro sottolinea che non c’è possibilità di contrastare i flussi irregolari senza affrontare le cause profonde che spingono le popolazioni a spo-starsi. Cita poi quattro punti per perseguire questa finalità. Primo: un modello basato su iniziative di lotta alla povertà e di protezione sociale, per creare posti di lavoro e formazione delle competenze, garantire servizi essenziali e lottare insieme contro i cambiamenti climatici. Secondo: il contrasto all’immigrazione irregolare deve tener conto che alla base vi sono sfide globali da affrontare collettivamente e in modo condiviso. Terzo: promuovere una mobilità legale verso l’Europa e i processi di integrazione. Quarto punto: istituire percorsi sicuri basati sul modello dei corridoi umanitari. Fin qui tutto bene. Dall’esperienza anche personale posso dire: «Più facile a dirsi che a farsi!» ma questo non impedisce l’augurio che il nostro Paese sia in grado finalmente di rilanciare il senso della cooperazione internazionale così ben codificato nella legge 125 del 2014.

Ci sono però delle considerazioni da fare.
La prima concerne la qualità dell’accordo con la Tunisia: noi condividiamo quanto hanno scritto alcuni rappresentanti del mondo delle ong: accordi della vergogna. Non tanto per quello che prevedono, ma per quello che non prevedono. Come per l’accordo con la Libia, quindi altro governo. Perché nulla circa i diritti umani? Non siamo riusciti a proporre a questi governi nulla in tal senso? Le foto drammatiche che sono girate nelle settimane passate non hanno bisogno di commenti.
La seconda considerazione concerne l’aiuto pubblico allo sviluppo italiano che è solo allo 0,32 % del reddito nazionale lordo, ben al di sotto dell’obiettivo dello 0,70% stabilito nell’Agenda 2030. Esiste una campagna in tal senso: perché il Governo non interloquisce?
La terza concerne il mancato scambio e coinvolgimento del cosiddetto terzo settore e ong del nostro Paese che in questi anni stanno continuando a impegnarsi su fronti diversi e in Paesi differenti.
La quarta, infine, sta nel fatto che le fondamenta del Piano Mattei ci sono già e occorre riconoscerle, valorizzarle e farle diventare sistema. Certo, magari non solo questo. Spero che presto si possa scrivere assicurando concretezza e tempi rapidi per nuove strade di relazioni tra i popoli e i Paesi. Perché, abbiamo visto di persona, quando si è disperati nulla ti può fermare.


Gianfranco Cattai
NP agosto / settembre 2023

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