Un tesoro infinito

Pubblicato il 07-10-2023

di Claudio Monge

Hanno almeno 1.500 anni le enormi statue bizantine (databili tra il V e il VI secolo), alte circa due metri, trovate nel cuore di Istanbul qualche settimana fa. Una scoperta sensazionale anche perché c’è la fondata convinzione che potrebbe trattarsi solo della punta dell’iceberg di altri possibili ritrovamenti.

Stiamo parlando di un sito che è tutt’altro che inedito per gli addetti ai lavori: Istanbul europea, quartiere di Saraçhane, nelle vicinanze dell’acquedotto di Valente e della Colonna di Marciano, dove Anicia Giuliana, importante donna aristocratica durante i regni di Anastasio, Giustino e Giustiniano, commissionò la chiesa di San Polieucto, tra il 524 e il 527 d.C. Si tratta dunque di un monumento costruito prima del grande programma edilizio di Giustiniano, che comprenderà anche la terza ricostruzione della Santa Sofia, la basilica più grande dell’antichità cristiana e della capitale dell’Impero Romano d’Oriente. Il sito di San Polieucto fu scoperto casualmente nel 1960, durante la costruzione di un cavalcavia, all’inizio di una politica urbanistica spesso selvaggia, che ancora non si è arrestata. Gli scavi portarono alla luce le fondamenta di una chiesa e un gran numero di blocchi architettonici riccamente scolpiti, alcuni dei quali con iscrizioni la cui ricomposizione è stata possibile sulla scorta dell’epigramma trascritto in un’opera nota come Antologia palatina.

San Polieucto, a cui era dedicata già anche una chiesa preesistente, era un soldato romano martirizzato intorno al 250 d.C. nella città-guarnigione di Melitene (l’odierna Malatya, sempre in Turchia). Altre chiese a lui dedicate si trovano a Gerusalemme e Ravenna. La pianta dell’edificio costantinopolitano era modellata sul Tempio di Salomone descritto nella Bibbia, dunque non si trattava di una basilica convenzionale: forse un transetto e una cupola, che anticipa quella sontuosa di Santa Sofia. Due muri estremamente robusti all’interno delle fondamenta – ciascuno con uno spessore di 8 metri e una profondità di 8 metri – sostenevano la maggior parte del peso della parte superiore dell’edificio, così come i colonnati che dividevano le tre navate.
Gran parte dei materiali di valore di questo sito furono saccheggiati, altri utilizzati per la costruzione di successive chiese costantinopolitane, come il monastero del Pantocratore.

I crociati, durante il sacco di Costantinopoli del 1204, rubarono alcuni di questi pezzi pregiati, trasportandoli fino a Venezia, Barcellona e Vienna. I cosiddetti Pilastri Acritani, che si trovano vicino all’angolo sud-ovest della Basilica di San Marco a Venezia, provengono proprio da questo sito di Saraçhane. Le statue trovate pochi giorni fa si trovavano a una profondità di appena 70 cm. Continua, dunque, l’inesauribile lascito del sottosuolo costantinopolitano.
Sarebbe davvero bello che quest’eredità, così affascinante, permettesse di continuare non solo a esplorare la ricca diversità di una storia complessa, ma anche a lasciarsene ispirare per la costruzione, nel presente, di un futuro non fondato su una propaganda polarizzante, ritenuta essenziale per la conservazione del potere.

A Istanbul non passa mese senza l’apertura di un nuovo museo, di una nuova zona espositiva, o riqualificazione di aree urbane, spesso di interesse modesto, il tutto associando arte e bellezza a una visione pesantemente consumistica della fruizione.
In presenza di un tale patrimonio storico, sarebbe meglio riflettere con più serietà al come tutelarlo e lasciarsene ispirare senza strumentalizzazioni ideologiche. Non possiamo dimenticare che, mentre San Polieucto, caduto in rovina durante l’Impero latino, continua a sfornare meraviglie a distanza di secoli, Santa Sofia che ne raccolse l’eredità, da quando è stata riattivata come moschea giace in uno stato di degrado assoluto, che ne mette seriamente a rischio i tesori. Se la terra preserva nei secoli i capolavori dell’arte, la coltre polverosa dell’incuria e dell’ignoranza li devasta!
 

Claudio Monge
NP agosto / settembre

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