Usa la testa

Pubblicato il 20-03-2024

di Carlo Degiacomi

Uno degli argomenti di chi non accetta il limite dei 30 km/h è la presunta violazione della libertà individuale. Ma la mia libertà ha un limite! Esattamente dove inizia la libertà degli altri. Si chiama libertà sociale perché fa riferimento a una relazione con gli altri individui. È da respingere l’idea che le regole finalizzate a migliorare le condizioni di vita di tutti vengano considerate norme contro la libertà individuali.

Altre argomentazioni degli oppositori: «Abbiamo già troppe leggi che non vengono rispettate, evitiamo di aggiungerne altre». Oppure: «Le auto che abbiamo non possono andare a 30 km/h per i limiti oggettivi di potenza». Anche: «Se vado a meno di 50 km/h è più facile annoiarsi e quindi distrarsi». Da queste assurdità provengono i vari Fleximan, gli sterminatori di autovelox, che non sono eroi come qualcuno cerca di farci credere.

Il rispetto delle regole è sempre un fatto culturale, un’abitudine acquisibile nel tempo che richiede anche controlli e multe, ma sempre all’insegna del buon senso. Invece che c’è chi, per puri scopi elettorali, soffia sulla paura che sempre accompagna il cambiamento. Purtroppo, qualcuno adotta “a prescindere” e in modo massiccio la pratica delle bugie.

Bugia 1. Inizio controlli sul limite 30 km/h a Bologna: 16 gennaio. Subito gli oppositori dicono: sono “fioccate” le multe. Non è vero. In una settimana solo 20 multe.

Bugia 2. Secondo alcuni tassisti: «Noi ci perdiamo (nda: meno corse?) quindi dobbiamo alzare le tariffe». Non è vero: il traffico risulta più fluido. In città medio/grandi (nelle fasce orarie normali) per percorrere circa 4,5 km a 50 km/h, si impiegano 2 minuti in meno rispetto a 30 km/h. E allora? Nelle fasce orarie di punta la velocità a 50 km/h non è praticabile. Le medie: a Bologna, 34 km/h; a Londra 14 km/h.

Bugia 3. Le vittime in città sono poche. Non è vero. A Bologna città, dal 2010 al 2019, sono morte 194 persone, 26mila feriti.

Bugia 4. Il limite a Bologna è una novità. Non è vero. Il limite esisteva dal 1989 ed era ben accetto.

Bugia 5. Il limite è in tutta la città. Non è vero. Nelle città il limite di 30 km/h è circoscritto alle strade con maggiore densità di abitazioni, di scuole, di strutture sanitarie, di negozi, attraversamenti, parchi, aree di gioco, impianti sportivi. Si è invece mantenuto il limite dei 50 km/h nei corsi e nelle vie di scorrimento con alcune condizioni di sicurezza.

Bugia 6. Si utilizzano gli autovelox per le multe. Non è vero. Per i 30 km/h nelle strade urbane è necessaria la presenza di vigili per fare una contravvenzione.

Dimezzare entro il 2030 le vittime e i feriti gravi è l’obiettivo generale che l’Europa si è posta con una serie di azioni. Dal 1992, Graz in Austria ha l’80% delle strade a 30 km/h. All’inizio era del 44%, dopo 2 anni di rodaggio si è passati al 77%, per poi mantenersi costante sopra l’80%. Negli ultimi anni la sperimentazione è in corso a Parigi, Londra, Bruxelles. Ci sono già alcuni dati positivi sugli effetti ottenuti: Londra: -25% morti; -63% feriti per investimento pedoni. Bruxelles: -28% di incidenti; -50% morti. Barcellona ha registrato -40% di incidenti con progetti volti a integrare miglioramenti della viabilità e l’utilizzo dei mezzi pubblici. In Francia i 30 km/h a Grenoble, Lille, Nantes, Nizza, Montpellier e altre 200 città medie e piccole hanno portato a -70% la mortalità stradale urbana. In Italia. Vi sono oltre 60 comuni (Vicenza, Arezzo, Treviso, Olbia…) che sono Città 30 e meritano un 30 con lode. Le parole del presidente Mattarella: «La sicurezza stradale è una priorità, un obiettivo da realizzare con azioni concrete e immediate per fronteggiare un fenomeno che mette a repentaglio l’incolumità di troppe persone». Invece oggi l’obiettivo del Ministero dei trasporti sembra essere l’affossamento o il contenimento del limite 30 km/h, imponendolo solo in luoghi che siano ingressi e uscite di stabilimenti, asili, scuole, parchi, smentendo così i suoi stessi recenti decreti!

In Italia la situazione della sicurezza stradale nel 2022 è grave: 3.159 morti (di cui 379 pedoni e 175 ciclisti); 223.475 feriti. Sulle strade urbane la causa dei sinistri è dovuta alla velocità in sé, al non rispetto del semaforo o a distrazione (telefonini!). La velocità provoca il 94% delle collisioni gravi, su qualsiasi strada. Secondo le stime, la probabilità di decesso di un pedone o ciclista investito è del 30% a 30 km/h e del 60% a 50 km/h: a 30 km/h è come se l’investitore cadesse da un primo piano; a 50 km/h dal terzo piano.

Il lavoro non manca, suggerisco alcuni spunti: aumentare le zone a 30 km/h e la cura nella progettazione dell’arredo urbano per favorire la coesione sociale e la qualità della vita; la riduzione di smog; le corsie preferenziali; il potenziamento dei mezzi pubblici e, parallelamente, la riduzione delle auto; l’applicazione di “spinte gentili” come le assicurazioni ridotte a chi non compie scorrettezze continue; il rinnovo del parco auto preistorico (12,5 milioni!) … Può bastare?


Carlo Degiacomi
NP febbraio 2024

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