Forza energia, auguri!

Pubblicato il 20-02-2024

di Carlo Degiacomi

A Dubai si è svolta dal 30 novembre al 12 dicembre 2023 la Cop28: 197 Stati + Unione Europea. Le Conferenze sul clima sono convocate per fare i conti con un’emergenza climatica che si avvicina al punto di non ritorno: secondo l’ultimo rapporto dell’ipcc (Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) l’aumento globale della temperatura è dell’1,1 °C rispetto all’era preindustriale (1850/1900). Nei Paesi mediterranei e in Europa è addirittura di 2,2 °C!

È ancora possibile contenere l’aumento della temperatura media globale entro 1,5 °C solo avviando in modo serio e definito l’uscita dai combustibili fossili. Sempre secondo l’ipcc è una questione di volontà politica. Da una parte il multilateralismo, dall’altra particolarismi e nazionalismi. Anche papa Francesco ha voluto dire la sua: «Assistiamo a posizioni rigide se non inflessibili che tendono a occuparsi solo dei propri interessi […]. Ma il compito a cui siamo chiamati oggi non è nei confronti di ieri, ma nei confronti di domani”. Non è sfuggito a nessuno che in un periodo di crisi della globalizzazione, di riassestamento degli equilibri mondiali (e anche nelle aree vicino all’Europa), di guerre originate da mire inconciliabili con la pace e la democrazia, il tema dei temi, non solo ambientale, dei cambiamenti climatici fa fatica a essere preso sul serio dai decisori politici. Dalle lobby dei Paesi produttori che espandono l’estrazione, alla Russia che pensa di avere vantaggi di parte bloccando decisioni comuni, al Brasile senza visione strategica che preferisce accettare qualche obolo subito per schierarsi contro gli interessi propri e dell’America Latina. L’onu e l’Europa o arrivano a prendere decisioni a maggioranza o si precipita sempre di più nel blocco delle istituzioni collettive. L’Europa ha già deciso che bisogna raggiungere il 50% di energia dalle rinnovabili, il 20% di efficienza energetica entro il 2030. Fino a oggi ha deciso la strada sulla politica green. Ha tradotto ciò anche con molti passi, finanziamenti e obiettivi (seppure contrastati da Stati in mano a sovranisti) con la fine delle vendite delle auto a motore combustione interna entro il 2035, con gli impegni per il riciclo dei rifiuti, con le tecniche agricole e degli allevamenti. Ricordiamo poi gli impegni concreti su economia circolare, salvaguardia di ecosistemi di assorbenti della co2. Ma senza una road map per uscire dai combustibili fossili l’obiettivo del 2040 non è praticabile.

La Cop28 è stata un punto di svolta? Domanda a cui è difficile rispondere se non in modo articolato, in fondo è appena iniziata una lunga partita a scacchi… Semplificando, le attese delle scelte da effettuare in vista del 2030 erano almeno tre: triplicare la capacità installata di energia rinnovabile; raddoppiare l’efficienza energetica. Infine, punto molto contrastato dalle lobby dei fossili: avviare per tappe l’uscita graduale dalle fonti fossili, carbone, gas, petrolio.

Triplicare la capacità rinnovabile vuol dire arrivare a 11mila gigawatt, il triplo della potenza attuale. Oggi costa meno del petrolio ed è certamente il futuro. L’ipcc ritiene che il picco dei consumi di energia fossile dovrebbe essere raggiunto nel 2025, per poi avviare una rapida discesa. Bisogna però tenere presente che la lobby dei produttori del petrolio (opec), che detiene l’80% delle riserve mondiali di petrolio, ha chiesto ai Paesi membri di rifiutare qualsiasi testo che miri a ridurre l’uso dei combustibili fossili. Abbiamo anche imparato il significato sottile e diverso di varie parole inglesi: lunga discussione su parole come phasing out (uscita graduale) – impegno utile e non dilatorio) o phasing down (diminuzione graduale) – indicazione generica. Alla fine, è stata però riconosciuta la necessità della transizione dai combustibili fossili. Per la prima volta in queste riunioni mondiali, per arrivare a emissioni zero nel 2050, è stato usato transition away, lontano dall’eliminazione graduale richiesta dall’Europa, ma comunque indicante la fuoriuscita da gas, petrolio e carbone.

In questa fase bisogna fare molta attenzione alle informazioni che vengono diffuse. Si fa un gran parlare della tecnologia di cattura e stoccaggio della co2 all’emissione: sono solo progetti pilota per ora, per alcuni settori (cemento e chimica). Esistono oggi 35 impianti al mondo che, con alti costi di gestione, hanno assorbito 45 milioni di t di co2 La tecnologia è all’inizio, però bisognerebbe abbattere le emissioni mondiali di 22 miliardi di t di co2, con ben altri strumenti. Infine, la lobby del petrolio (50 compagnie, tra cui eni) ha sottoscritto la Carta globale per la decarbonizzazione. La promessa è diminuire le emissioni della produzione di petrolio e gas (non dei trasporti e del consumo!) con un accordo volontario. Sarà un segno di speranza per la cooperazione mondiale? Non si tratta di discutere se fare la transizione ecologica, ma come farla.


Carlo Degiacomi
NP gennaio 2024

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