La forza della necessità

Pubblicato il 19-12-2023

di Davide Bracco

In occasione della scorsa Mostra del cinema di Venezia il cinema italiano solitamente si mette in vetrina e anche questa volta non ha fatto eccezione e due lavori in concorso non hanno tradito le attese come quelli di Matteo Garrone e Giorgio Diritti.

Due film che seppur ambientati in luoghi ed epoche molto diverse sembrano specchiarsi e riflettersi attraversati come sono da tematiche purtroppo attuali e universali allo stesso tempo quali il razzismo e la sopraffazione.

Garrone in Io capitano segue il percorso di due giovani che dal Senegal cercano di seguire il pericoloso tragitto verso l’Italia ricco di insidie come tutti (o almeno quasi) sappiamo per testimonianze dirette o per approfondimenti giornalistici. Un lavoro che, come spesso succede nei film del regista romano, riprende gli schemi neorealisti ma li attualizza in uno stile personale e potente che marca una storia dalla narrazione e dai personaggi certamente scontati.

Diritti in Lubo a sua volta si allontana da una vicenda contemporanea per avvicinarsi a una storia romanzata dallo scrittore piemontese Mario Cavatore in Il seminatore ma realmente accaduta nella Svizzera degli anni Trenta dove Lubo un nomade cerca di ritrovare i suoi figli piccoli strappati alla famiglia – mentre lui era nell’esercito – secondo il programma di rieducazione nazionale per i bambini di strada. Anche qui il protagonista è costretto dalla disperazione a viaggiare e nelle parole del regista così attuali «nello svolgersi degli eventi in Lubo emerge quanto principi folli e leggi discriminatorie generino un male che si espande come una macchia d’olio nel tempo, penetrando nelle vite degli uomini, modificandone i percorsi, i valori, generando dolore, rabbia, violenza, ambiguità... ma anche un amore per la vita e per i propri figli che vuole sopravvivere a tutto e riportare giustizia».


Davide Bracco
NP novembre 2023

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