Il cinema di Nicholas Philibert

Pubblicato il 24-04-2024

di Davide Bracco

Documentario: un genere cinematografico che negli ultimi decenni ha raggiunto un ottimo livello qualitativo. Anche in questo caso il potenziamento della catena distributiva ha allargato il mercato e ha portato molte società a produrre lavori che, oltre a raccogliere interesse in TV, hanno anche incassato premi nei principali festival internazionali. Il primo fu Michael Moore con Fahrenheit 9/11 capace di vincere il festival di Cannes nel 2004, ma insieme a lui tanti altri registi per citarne solo alcuni come il cambogiano Rithy Panh, lo statunitense Frederick Wiseman, la cilena Carmen Castillo hanno realizzato lavori capaci di unire una qualità tecnica con una profondità di ricerca tematica. Non ultimo l’italiano Gianfranco Rosi, anche lui premiato alla Mostra di Venezia nel 2013 con Sacro GRA, una indagine sulla varia umanità che si raccoglie sulle sponde di asfalto del grande raccordo anulare romano.

Dopo Cannes e Venezia anche Berlino nel 2023 ha premiato un lavoro documentaristico quale Sull’Adamant – Dove l’impossibile diventa possibile di Nicholas Philibert, in uscita anche nelle sale italiane grazie anche al riconoscimento berlinese. Un autore da molti decenni apprezzato dalla critica a partire dal 1992 con Nel paese dei sordi (racconto attento e partecipato sul mondo della diversità sensitiva disponibile gratuitamente in rete), poi con Essere e avere del 2002, lavoro sulle vicende di una scuola e dell’ambiente rurale di un piccolo paese del Massiccio centrale francese e In ogni istante del 2020 sull’esperienza di una scuola per infermieri dove si impara l’arte difficile della cura.

Una pratica complessa quella di Philibert che, per riuscire a rappresentare la realtà senza infingimenti (il cinema del reale è una altra definizione del genere documentario), lo porta a vivere con i suoi protagonisti nello stesso loro ambiente mesi prima delle riprese senza mai cedere alla tentazione della “camera nascosta”.
In Sull’Adamant Philibert si occupa ancora una volta di un presidio sociale estremo. L’Adamant è una grande imbarcazione ormeggiata sulla Senna, dove ha sede un centro terapeutico per le persone affette da patologie mentali. Un’isola che resiste ostinatamente in un mondo che pensa solo all’efficienza economica. Philibert riprende le sedute collettive e individuali, le pratiche di accettazione dei soggetti nella struttura. E soprattutto incontra lui stesso i pazienti, a uno a uno. Li fa parlare, li lascia esprimere. Come sempre con il suo approccio di prossimità capace di fare emergere figure straordinarie. Un film e una collezione di lavori da non perdere.


Davide Bracco
NP marzo 2024

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