Un’Italia così poco Italia

Pubblicato il 10-08-2011

di Redazione Sermig

Nonostante le difficoltà e i problemi che ingabbiano il Paese, si può cambiare, ma dipende dal senso di responsabilità di ognuno di noi.
di Ernesto Olivero
Giorni fa, al confine tra Giordania e Israele, una giovane militare che mi controllava il passaporto mi ha detto: “Vedo che lei è italiano. Avete dei problemi in Italia!”. Non ho risposto, ma ho pensato: “Guarda un po’ da che pulpito arriva questa predica! Loro che da anni sono al centro di questioni difficili e insolute dicono, con ironia, che siamo noi italiani ad avere dei problemi”. Devo ammettere che in Italia abbiamo dei problemi. Ma, a pensarci bene, li considero problemi assurdi.
Eppure, mi ritrovo in un’Italia dove la mafia, la criminalità organizzata e altri gruppi di potere manovrano quasi tutto quello che succede; un’Italia dove l’informazione passa soltanto le notizie che piacciono al potere o agli oppositori. E in tanti posti l’Italia è vista ormai come un’italietta, un borgo branducciolivero.jpgche fa ridere o piangere a seconda che se ne mettano in mostra i lati comici o quelli tragici. Ho sempre immaginato l’Italia come un Paese di brava gente, Paese del sole, Paese dell’arte, Paese della tolleranza, Paese dell’ospitalità. Mi sono ritrovato al confine tra Giordania e Israele a fare i conti con un’Italia che non è quella che ho sempre pensato: il Paese più bello del mondo, il Paese più visitato per bellezze naturali e opere d’arte che tutto il mondo ci invidia.
Come possiamo uscire da questa situazione? Prediche, proteste violente, condanne lasciano il tempo che trovano. Se l’Italia è diventata così poco Italia, un po’ di responsabilità ce l’abbiamo tutti. Chi doveva controllare e non ha controllato. Chi doveva far conoscere il positivo e invece lo ha tenuto nascosto. Quei magistrati che dovrebbero essere severissimi con chiunque, ma lo sono di più con chi ha un orientamento politico diverso dal loro. Chi ha il compito di dirigere il traffico e piuttosto che essere giusto e imparziale, privilegia le macchine lussuose e potenti a scapito delle altre. Chi è fazioso e di parte e divide la nazione su questioni che non portano del bene alla vita della gente.
Dopo tutto questo lavoro di smantellamento, ora nessuno ha ricette magiche per invertire la rotta ma, partendo da me, mi piacerebbe tanto contribuire a restituire l’Italia all’Italia. Mi piacerebbe contribuire perché sia un Paese veramente democratico, in cui le minoranze sono rispettate, la maggioranza non prevarica nessuno e l’opposizione non si fa largo a forza di scandali. Un’Italia che possa dire una parola autorevole in difesa delle minoranze cristiane o non cristiane dei Paesi in cui non sono rispettate. Partendo da me, mi piacerebbe contribuire ad un’Italia autorevole, capace di far riflettere l’Onu e gli organismi internazionali affinché ci sia una forte volontà per costruire la pace.
Non mi ritrovo, non mi riconosco in quest’Italia dove i delitti restano impuniti, dove chi ha sbagliato non è capace di chiedere perdono, dove non c’è senso di responsabilità, dove comanda l’interesse e non il bene comune. Non accetto un’Italia in mano ai furbi e ai disonesti.
Continuo a pensare che se ognuno di noi fa il suo dovere, se ognuno di noi paga le tasse, va a votare, si ferma davanti al semaforo rosso, se la scuola diventa veramente maestra di vita e gli insegnanti sono consapevoli di avere un mandato più che un lavoro, noi possiamo cambiare in fretta l’Italia. L’Italia può risorgere soltanto se ognuno rientra nel proprio dovere, se le persone si convertono. E se torna la voglia di legalità, perché la legalità fa vivere la coscienza e fa crescere la dignità.
Ernesto Olivero

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