Tik Tok Tac

Pubblicato il 24-12-2023

di Mauro Tabasso

Non ho mai fatto mistero di detestare amabilmente non la tecnologia, bensì tutto il mondo dei social media con loro annessi e connessi, anche se ne faccio uso, limitatamente alle mie comunicazioni di lavoro. L’altro giorno, per esempio, un paio di allievi mi hanno chiesto se avevo un profilo su TikTok. Ho risposto che il massimo che posso fare è una Tac.

Ma la domanda mi ha fatto riflettere. Mi è stata rivolta da adolescenti, e io avevo più o meno la loro età quando ho messo piede per la prima volta in uno studio di registrazione, un luogo che per chi faceva musica in quegli anni (fine anni ’70 – inizio anni ’80) era contornato e permeato da un alone quasi mistico e spirituale. Entrare in studio ti faceva sentire come un convocato a disputare una finale di coppa del mondo. Si lavorava su registratori a nastro. Le bobine erano delle specie di “pizze” di svariati diametri, e la larghezza del nastro era direttamente proporzionale alla caratura tecnica dello studio: più era largo, maggiore era il numero di tracce che si potevano registrare. Per mantenere elevate le sue prestazioni, il nastro doveva girare il meno possibile, quindi si doveva fare “buona la prima”, al massimo la seconda o la terza.

Se sbagliavi, dovevi ripetere a volte anche un minuto o due di registrazione, perché il “taglio” minimo che il montatore poteva effettuare non era certo paragonabile a quelli di oggi. Tutto era emozionante, tranne una cosa. Non era un’esperienza alla portata di tutti. Era molto costosa e dovevi essere all’altezza. Magari dovevi trovare qualcuno che pagava oppure tassarti pesantemente.

Quando si registrava, per prima cosa lo studio acquistava i nastri destinati al tuo lavoro. Ancor prima di iniziare avevi già speso un capitale. Poi, per pubblicare la tua musica, dovevi trovare un editore, un discografico, possibilmente disposti a investire (la comunicazione di un artista era ed è ancora il capitolo di spesa maggiore). La gita in studio era una grandissima soddisfazione, un divertimento entusiasmante, ma poteva diventare una grande frustrazione, se dovevi accontentarti di un risultato così così (o scarso) perché non ti bastava il tempo (i soldi) e la tua opera rimaneva lì.

Oggi, almeno in questo, le cose sono migliorate moltissimo. Con pochi soldini, recuperabili facilmente accumulando paghette, compleanni o altro, un giovane ha la possibilità di acquistare un computer, una scheda audio, un microfono, un paio di cuffie o di monitor decenti e scrivere, registrare e pubblicare la propria musica, quasi a costo zero, senza dover ricorrere a strutture o personale specializzato. Certo il risultato casalingo non è lo stesso, tuttavia quasi sempre accettabile, decoroso. Questa è una grandissima fortuna, anche per i professionisti come me.

La rete e i suoi device ci hanno permesso di esprimerci e di far circolare liberamente ogni nostra produzione. Il rovescio della medaglia è che con tutta la roba che c’è in giro si fa fatica a trovare cose di qualità, tutti hanno il diritto di parlare (suonare, cantare o altro), le notizie non si sa se sono vere o false. Sta a noi scegliere se dire il vero, il falso, il bello, il brutto. Ognuno ha la possibilità di fare della tecnologia l’uso che crede, chi Tik Tok, chi Tac.


Mauro Tabasso
NP novembre 2023

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