Ricominciare

Pubblicato il 21-09-2023

di Max Laudadio

Dialogando con don Silvano di vita, felicità, fragilità e fede

Ricominciare è il verbo che nella sua versione transitiva credo racconti la vita di tutti noi, sintetizzando la sua essenza ed esaltando la sua complessità. Perché, quante volte ci siamo trovati a cominciare da capo e quante altre volte saremo chiamati a farlo?

Personalmente mi succede con satanica cadenza semestrale, nei momenti più complessi anche trimestrale, se non mensile, e mi ritrovo a dialogare con la mia coscienza, non è che non succeda nel periodo compreso tra queste scadenze, ma il dialogo di cui parlo è quello che ti porta a vivere qualcosa di veramente doloroso, che ti schiaffeggia con le tue mancanze, e ti riprende per le tue umane convinzioni. Ed è doloroso perché ti accorgi solo in quel momento quanto tu possa aver perso la strada, e quale fosse veramente l’origine delle tue scelte: l’ego, la presunzione, la lussuria? Sì, perché la nostra quotidianità fa perdere l’ascolto di te stesso, involontariamente gli impegni ti fagocitano, assorbendo completamente il corpo ma principalmente l’anima. Questo porta malessere, ira, saccenteria, e spesso anche vendetta, e ti fa ritrovare schiavo delle tue stesse azioni, quelle che avevi abbandonato tempo fa, e che ti avevano convinto erroneamente che la vita fosse una gara che consegna la medaglia a chi arrivava primo.

Anni fa, quando ho conosciuto (… finalmente) Dio, ho sentito che mi chiedeva di fare delle scelte precise, perché in tutto il mio possedere o essere, mancava la parola che dava il senso alla vita: la felicità. Fatte quelle, lei è arrivata travolgendomi e si è radicata in me come una pianta infestante perenne.

La felicità ho compreso essere la risposta al tuo donarti, ma arriva solo se lo fai totalmente. Una volta raggiunta, e profondamente vissuta, lei chiede costanza, e ogni nostra caduta non fa altro che allontanarla. Oggi perderla mi disorienta. Ecco perché adesso, quando cado, il dolore mi stordisce e cominciare da capo è sempre più difficile. Quando raggiungo il fondo, la preghiera mi salva sempre, e non importa se nei giorni o nelle settimane precedenti l’ho trascurata, gli effetti sono immediati, mi sento fortificato e ricomincio da dove mi sono perso, forse anche con più convinzione di prima.

Chissà quanti di voi avranno vissuto le mie stesse emozioni, o quanti si saranno sentiti delusi delle scelte che hanno compiuto, degli atteggiamenti che hanno messo in campo; quanti sono insofferenti nella vita, quanti la odiano, e quanti invece sono disinteressati e la subiscono, la cosa certa è che intorno a me vedo tanta gente che cade, sbaglia, e poi riparte, ma ne conto altrettanta che permane nella sofferenza senza trovare, o avere, gli strumenti per poterne uscire. Abbagliati dal niente, distanti anche solo dalla volontà di provarci.

Parlando con don Silvano, il mio amico prete-confessore, ho compreso le difficoltà che tutte le persone distanti dalla fede affrontano a seguito delle normali cadute a cui siamo soggetti, difficoltà che spesso stravolgono la normale quotidianità.

In sintesi don Silvano sostiene che la grande forza di chi si abbandona a Cristo è proprio quella di diventare possessori degli strumenti necessari per ritrovare sempre l’equilibrio interiore. In sostanza, il credere nella presenza di Dio, permette di applicare i suoi – suggerimenti – e questo porterebbe a poter vivere una vita giusta e, di conseguenza, felice. Chi invece cerca da solo le chiavi per risollevarsi dai momenti bui, rischia spesso di non riuscirci.

Da ex ateo convertito, senza assolutamente volerlo, ma obbligato da uno stupore che mi ha travolto, non posso che dare ragione a don Silvano, e oggi soffro quando intorno a me intravedo reticenze nei confronti di chi la cristianità la applica come stile di vita, perché avere fede non è una suggestione spirituale, e la conferma la possiamo avere semplicemente godendo dei risultati interiori che ne derivano.

Come sapete, la mia rubrica Si comincia da 1 vuole raccontare storie di rinascita, o di persone da imi-tare, ma oggi ho voluto raccontarvi le mie debolezze non perché sono meritevole di qualcosa, ma solo perché vorrei che fosse molto chiaro che tutti cadiamo, tutti soffriamo, tutti sbagliamo, e Si comincia da 1 non vuol dire che quell’uno coinvolga gli altri intorno a noi, quell’uno, siamo principalmente noi. E se non siamo soli “cominciare da capo” è molto più facile.

Max Laudadio

NP Giugno – Luglio 2023

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