Paradossi contemporanei

Pubblicato il 20-11-2023

di Michelangelo Dotta

Siamo giunti al paradosso, Silvio Berlusconi che per vincere le elezioni aveva promesso 1 milione di posti di lavoro non c’è più ma, in compenso, dagli ultimi dati, più di 850mila lavoratori mancano all’appello, non ci sono, non si trovano e l’imprenditoria a tutti i livelli non riesce a soddisfare crescita e richieste per mancanza di personale. Povero Silvio, non si darebbe pace, ora che veramente i posti ci sono, nessuno vuole andare ad occuparli. Siamo un popolo a dir poco curioso, sempre pronto alla lamentazione ma poco propenso all’impegno, viziato e incline al piagnisteo ma rapidissimo a dileguarsi e rendersi irreperibile quando la realtà dei fatti ci si para davanti concreta quanto ineludibile. Il provvidenziale torpore estivo sta lentamente scemando, la ripresa è lenta, il pil va peggio del previsto, i disperati sbarcano a migliaia ogni giorno sulle nostre coste, ma i posti di lavoro restano tragicamente vacanti. E così, in sordina, senza nessuna dichiarazione dai vertici politici, nell’afoso mese di luglio, è stato approvato dal Consiglio dei ministri il tanto atteso decreto flussi: 500mila posti nei prossimi 3 anni, più di 150mila permessi di soggiorno all’anno tra stagionali e tempo indeterminato sono una cifra anche superiore a quella di chi arriva in Italia illegalmente, una vera rivoluzione per una maggioranza però poco interessata a comunicare al suo elettorato che proprio il governo di centrodestra è quello che più di ogni altro consentirà ingressi e contratti di lavoro a una manodopera straniera e non più soltanto nei tradizionali settori degli stagionali.

Negli ultimi 15 anni nessun governo aveva previsto tanti ingressi, ma ben poco di questa decisione di portata storica è comparso nei quotidiani e men che meno nei notiziari televisivi. È però buona e collaudata regola stare sempre attenti a cosa dice la tv e ancor di più, tra le pieghe torride dell’estate, a cosa “non dice”. La cronica quanto tragica mancanza di posti di lavoro si è silenziosamente trasformata in mancanza di lavoratori, ma questo netto ribaltamento della realtà sembra non interessare nessuno, non fa notizia, quasi infastidisce perché ci impone un elementare quanto “crudele" interrogativo: abbiamo così veramente voglia di lavorare? A parte una quota endemica di scansafatiche, trovare un’occupazione per mantenersi e costruirsi un futuro è sempre stata la prassi per intere generazioni. Un lavoro magari anche umile per iniziare a muovere i primi passi in un mondo nuovo in attesa di conquistarsi l’occupazione che inseguivamo nei sogni giovanili: io da grande voglio fare… ma i sogni di oggi sembrano ben lontani da questa atavica prospettiva e i numeri sembrano sancirlo in modo inequivocabile. Serviti, riveriti, protetti e coccolati in famiglia, la vita scorre senza incontrare grandi ostacoli né trascinanti emozioni, parcheggiate in un’oasi protetta intere generazioni sembrano pazientemente aspettare che qualcosa accada, che qualcuno provveda, che una strada magicamente si illumini per indicare una meta. Intanto a centinaia di migliaia mancano idraulici, elettricisti, autisti di autobus, operatori sociosanitari e delle telecomunicazioni, badanti e lavoratori nel settore dell’edilizia, meccanica, alimentare, cantieristica manuale… ma tant’è, come qualcuno profeticamente scriveva, lavorare stanca.

Michelangelo Dotta

NP Ottobre 2023

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