BANGLADESH: un ciclone permanente

Pubblicato il 31-08-2009

di Renato Rosso


Un paese da tempo “sott’acqua” in cui la popolazione più povera sconta le gravi conseguenze di una crisi endemica.

 


di Renato Rosso

 

Carissimi amici,
mi rivolgo a voi che avete visto almeno alcune immagini dell’ultimo ciclone Sidor che ha colpito il Bangladesh. Ho visto le immagini sui giornali bengalesi e sento il bisogno di farne un breve commento dopo che l’emozione è passata e le luci dei mezzi di comunicazione si sono spente. Adesso che avete visto almeno un poco la sofferenza di questo Paese vi dico una parola che forse vi sorprende: il Bangladesh che avete visto due giorni dopo il ciclone Sidor è molto simile al Bangladesh di due giorni prima dello stesso ciclone.
bangaldesh1.jpg Mi spiego. In Bangladesh c’è un ciclone permanente che chiamerei il “Ciclone Bangladesh”. Questo da alcuni decenni e forse più flagella continuamente il Paese. Faccio un esempio: quattro mesi prima del Sidor una inondazione aveva messo metà Paese sott’acqua. La calamità però non aveva interessato più di tanto i mezzi di comunicazione, perché i politici del Bangladesh per loro ragioni non avevano voluto dare al mondo l’immagine di un Paese in ginocchio.

Quella calamità è stata immensamente maggiore dell’ultimo ciclone. I poveri, che negli ultimi anni e particolarmente negli ultimi mesi stanno diventando sempre più miserabili, mendicando con maggior insistenza lavoro, medicine, cibo e scuole, sono vittime di quel ciclone molto più drammatico di quello che avete visto nelle immagini televisive. C’è comunque il fatto che i mass media di tanto in tanto si svegliano e presentano al vasto pubblico una situazione cui devono dare un nome e nel nostro caso l’hanno chiamata “Ciclone Sidor”.

Sarebbe stato più giusto che avessero detto che per qualche giorno vi avrebbero presentato alcuni aspetti della vita bengalese; infatti, spesso si sono mescolate sugli schermi immagini del Sidor e quelle dell’inondazione iniziata quattro mesi prima e ancora immagini di sofferenza quotidiana. Qualcuno aveva inviato qualche aiuto con la motivazione: “per le vittime del Sidor” e io risposi che si può solo lavorare per le vittime dei vari cicloni o calamità uniti insieme.

Per esempio, le case scoperchiate o crollate con il Sidor erano già fragili precedentemente. Ci sono tanti bambini che hanno perso le loro scuole e hanno la speranza di vederle ricostruite, ma ci sono altri milioni di bambini che non hanno avuto la scuola scoperchiata dal Sidor, ma la scuola non l’hanno ancora mai vista e questi sono vittime di quell’altro ciclone che ho chiamato Ciclone Bangladesh.

Questa mattina sulla strada del mio accampamento sono stato fermato e invitato ad entrare in una catapecchia e là una bambina di quindici o sedici anni aveva partorito il suo bambino sedici giorni fa e non era più riuscita ad alzarsi dal letto. La febbre non l’aveva più lasciata e stava morendo. Trasportata in braccio immediatamente in ospedale, col bambino pure molto malato, ho sentito il medico che ha detto: “Forse ce la facciamo a salvarla”. La ragazza di quale Ciclone era vittima?

bangaldesh.jpg

Se ho scritto questo non l’ho fatto per iniziare una campagna per raccogliere aiuti (anche se potrebbero essere molto ben investiti specialmente a più ampia scadenza) ma ho scritto per amicizia con l’intenzione di fare un poco di verità.

Renato Rosso

Vedi la Scheda del progetto del Sermig:
Bangladesh: scuole itineranti

Dello stesso autore:
Il BANGLADESH e Venezia

“Bangladesh: Diario di un alluvionato”
pubblicato sul mensile Nuovo Progetto - dicembre 2007.

 

 

 

 

 

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