Profilo Ernesto Olivero

Ernesto Olivero (Mercato San Severino, Salerno 1940) fonda il Sermig – Servizio Missionario Giovani – a Torino nel 1964 insieme a sua moglie e ad un gruppo di amici. Inizia un cammino aperto alla mondialità e particolarmente attento alle necessità dei Paesi più poveri, con un “sogno”: eliminare la fame e le grandi ingiustizie del mondo.

Ex bancario, è da sempre impegnato al fianco dei più deboli ed emarginati, a servizio delle missioni in varie parti del mondo. Padre di tre figli e nonno di otto nipoti, da sempre ha messo i giovani al primo posto per offrire loro un ideale per cui spendersi, per aiutarli a riscoprire il senso del loro essere.

Ha dato vita all’interno del Sermig, alla Fraternità della Speranza: monaci, monache, sacerdoti, famiglie, giovani che mettono la loro vita a servizio dei poveri e dei giovani, con il desiderio di vivere il Vangelo e di essere segno di speranza tra la gente.

 

Con la determinazione che lo distingue nel 1983 ottiene dalla Città di Torino il vecchio arsenale militare, la prima fabbrica di armi in Italia, e la trasforma in Arsenale della Pace. Là dove sono state forgiate buona parte delle armi utilizzate nelle due guerre mondiali, è sorto un “laboratorio” di convivenza, di dialogo, di formazione dei giovani, di accoglienza dei più disagiati,  un monastero metropolitano, aperto 24 ore su 24. Vi trovano rifugio uomini e donne che cercano un aiuto per cambiare vita. È luogo d’incontro per migliaia di giovani che da tutta Italia e dall’estero si danno appuntamento per confrontarsi, dialogare e crescere. È base di partenza per la solidarietà che raggiunge i cinque continenti. È luogo di preghiera e di silenzio, di cultura e di formazione.

 

Il Sermig vive grazie al contributo gratuito di migliaia di amici e volontari che condividono tempo, professionalità, denaro, beni materiali e spirituali. La “restituzione” di queste risorse a favore dei più sfortunati permette al Sermig di essere sostenuto al 93% dalla gente comune.

Nella convinzione che solo la condivisione delle risorse, la giustizia e il dialogo portano alla pace, Olivero ha personalmente accompagnato le 77 missioni di pace realizzate dal Sermig in Paesi in guerra quali Somalia, Rwanda, ex Iugoslavia, Albania… con l’invio di aiuti di prima necessità a tutti, senza distinzioni politiche e religiose, e ha realizzato 3500 azioni umanitarie in più di 150 Paesi, attraverso studi e progetti finalizzati a produrre auto-sviluppo, oltre ad aiuti di prima necessità destinati a popolazioni e a persone singole.

 

Nel 1991 Giovanni Paolo II lo invita ad essere “amico fedele di tutti i bambini abbandonati nel mondo” e lo conferma nel suo impegno già costante a dare vita ai bambini.

Come riconoscimento per la scelta di costruire la pace attraverso azioni concrete di solidarietà, Re Hussein di Giordania conferisce ad Ernesto Olivero la decorazione “Al Kawkab di prima classe”; anche l’organizzazione israeliana “Keren Kayemeth Leisrael” gli dedica la piantagione di 18 alberi sulle colline di Gerusalemme.

Nel 1996 il presidente della repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, lo insigne del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine “al Merito della Repubblica Italiana” e l’anno successivo L’Osservatorio permanente presso la Santa Sede all’Onu lo insigne del titolo “Servitor Pacis” nel 1997. Viene candidato al Nobel per la Pace da Madre Teresa di Calcutta, Norberto Bobbio, il Card. Martini, il Presidente del Libano e altre personalità.

È cittadino onorario delle città di Torino, Bergamo e Boves. Nel 2000 riceve la laurea honoris causa in sociologia dall’Università degli Studi di Torino e nel 2003 in economia dall’Università degli Studi di Salerno. Riceve diversi premi per il suo impegno per la pace, tra cui il premio internazionale Sant’Antonio a Padova, il premio Alta Qualità Granarolo il premio Roma per la Pace.

 

Nel 1996 accoglie l’invito del cardinale di San Paolo (Brasile), Paulo Evaristo Arns ad assumere una grande opera di carità per gli uomini di strada. Con una piccola fraternità di consacrati già membri della fraternità di Torino, apre a San Paolo l’Arsenale della Speranza. Inizia una presenza stabile del Sermig a fianco dei poveri del sud del mondo, una presenza che unisce l’evangelizzazione alla promozione umana.

 

Nel 2003 su invito dell’allora Patriarca di Gerusalemme Michel Sabbah e del vescovo di Amman Selim Sayegh, inizia la presenza stabile del Sermig in Giordania, con una fraternità di donne consacrate. Nel 2006 apre a Madaba l’Arsenale dell’Incontro per la scolarizzazione di bambini e ragazzi disabili cristiani e musulmani e per la formazione dei giovani.

 

I giovani sono in cima ai pensieri del Sermig per le difficoltà che si trovano ad affrontare in questo tempo, ma sono anche la speranza per il futuro se si mettono in gioco preparandosi con lo studio, l’impegno, il servizio. Ernesto Olivero da sempre si spende senza sosta per offrire loro una testimonianza di vita e valori di riferimento. Dall’Arsenale della Pace, punto di riferimento per migliaia di loro, ha chiesto alle autorità mondiali che i giovani siano dichiarati “patrimonio dell’umanità” e come tali rispettati, accuditi, aiutati a crescere.

Per loro Olivero ha dato vita al movimento internazionale dei “Giovani della Pace” che si incontra in periodici appuntamenti mondiali radunando decine di migliaia di giovani per ridisegnare il mondo partendo dalle nuove generazioni e dalla pace. Il primo si è tenuto il 5 ottobre 2002 a Torino con 100.000 giovani, mentre l’ultimo, il 13 maggio 2017, a Padova, in Prato della Valle, ha raccolto 60.000 giovani da tutta Italia con delegazioni dall’estero. Il prossimo sarà a Bergamo l’11 maggio 2019.

 

È uomo di pensiero ed ha al suo attivo 1.380.000 copie di libri venduti per 46 titoli (alcuni di questi tradotti in spagnolo, portoghese, arabo, coreano). Ha scritto i testi per 8 album musicali prodotti dal Laboratorio del Suono.

 

Un amico ha scritto di lui: “Ernesto si spiega con quello che ha fatto: da quando ha fondato il Sermig, milioni di persone hanno aiutato milioni di persone. Il suo campo, la sproporzione vissuta nella fede, il suo motto, lavorare in silenzio con serietà e competenza, la sua passione, comunicare speranza attraverso i fatti, la sua regola, la pazienza unita alla severità; il risultato di queste cose: il bene fatto bene”.

 

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