Borse spesa contro la crisi

Pubblicato il 26-02-2014

di Redazione Sermig

Il visitatore che si affaccia sul cortile di piazza Borgo Dora 61 di venerdì pomeriggio (tutti i venerdì, d’estate e d’inverno), rischia di capitare nel bel mezzo di una scena da mercati generali. C’è un gran movimento. Auto e furgoni vengono parcheggiati a sinistra, bancali e scatoloni sono già pronti sulla destra; in mezzo un gruppetto di persone indaffarate a valutare, scegliere, caricare mele, insalata, cipolle, cavolfiori, pomodori, patate, pasta e riso, scatole di tonno… insomma, ogni ben di Dio per chi ne ha bisogno, come è scritto nel Vangelo di Matteo: avevo fame e mi avete dato da mangiare!

Perché proprio di questo si tratta. La crisi economica miete vittime e lascia feriti in ogni dove. Mettere in pancia un po’ di cibo, almeno una volta al giorno, non è più così scontato.
E così, da due anni a questa parte, ogni venerdì pomeriggio escono dall'Arsenale della Pace in media 2 tonnellate di derrate alimentari, oltre 81mila chili nel 2013. Senza contare i due mercoledì al mese in cui le mamme vengono a ritirare la borsa spesa per i loro bambini.

Fino a pochi anni fa, al tempo delle vacche grasse, era cibo di scarto, eccedenze destinate al macero. Ora sono opportunamente ricollocate e consegnate a parrocchie e associazioni di volontariato che sono i primi terminali della povertà. La filiera comincia al CAAT, il mercato agroalimentare di Torino, che affida i bancali di verdure al Banco Alimentare. Una parte di questi arriva fino all’Arsenale che funziona come un terminale per gli incaricati delle parrocchie della zona. Il vantaggio è che in questo modo l’Arsenale può condividere anche altre derrate come pasta e riso raccolte nei supermercati o frutto di donazione di privati.

Niente va sprecato! Tutto serve a sostenere quelle persone che per aver perso il lavoro o per altre vicende famigliari si trovano in seria difficoltà. Sempre più spesso sono parte di quel ceto medio-piccolo, operai, professionisti, artigiani, donne e uomini separati o abbandonati, che improvvisamente si trovano esclusi dal ciclo produttivo e non riescono più a risalire la china, anche a causa dell’età. Tutta quest’operosità ottiene anche un altro risultato non meno importante, quello di fare rete con le realtà parrocchiali e associative del quartiere.

Ci sono parrocchie che distribuiscono anche più di cento borse alimentari a settimana. I conti sono presto fatti: sono migliaia le persone che possono sfamarsi grazie a questa lunga catena di solidarietà e di buon senso, se si pensa che dietro ad ognuna di queste borse raramente c’è una singola persona, più spesso c’è un nucleo famigliare.
I problemi si affrontano meglio insieme.
Quando la difficoltà di uno è condivisa dagli altri, aumenta la fraternità che non è solo patrimonio di chi crede, ma un valore aggiunto per tutti.

 

 

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