Un asilo al Bait Alliqà

Pubblicato il 02-06-2015

di Redazione Sermig

Mattias, Maram, Romiu, Liza, Sara, Majd, Fahad, Yusef, Malak, Sara, Adriano: questi sono i bambini profughi iracheni che da circa tre settimane frequentano l’asilo dell’Arsenale dell’Incontro, due volte alla settimana. Hanno da tre a sei anni e sono tutti ospiti della parrocchia latina di Madaba.
Già da un paio di mesi tutti i mercoledì, insieme ai loro fratelli più grandi, frequentano le attività dell’Arsenale dell’Incontro ma con un atteggiamento particolare: vogliono divertirsi ma anche imparare cose nuove, chiamano tutti i volontari “maestro” e quando colorano o fanno qualche lavoretto, sembra che debbano fare la loro migliore opera d’arte.
Ci rendiamo conto che hanno proprio bisogno di andare a scuola, di mettere dei punti fissi nelle loro giornate vissute al campo senza un programma particolare in attesa di una destinazione futura dove intraprendere una nuova vita.





Ci guardiamo attorno, cerchiamo qualche mamma disponibile
, troviamo Rugina, Iolla, Vivian (una mamma irachena dello stesso campo dove vivono i bambini che ha deciso di mettersi a disposizione degli altri) e Jibran, un nostro giovane volontario, per il quale il piccolo Adriano stravede. Hadil, una ex insegnante della scuola per disabili dell’Arsenale, ci dà una mano nella programmazione e nel metodo, mettendo a disposizione la sua esperienza attuale di maestra in una scuola dell’infanzia di Madaba. Un papà di una ragazza diversamente abile della scuola ci regala i libri per i bambini utilizzati negli asili giordani, altri volontari italiani ci aiutano ad allestire la classe con alcune sedioline colorate e tanti succhi di frutta e formaggini per le merende.







Creato il team, incontriamo tutte le mamme dei bambini coinvolti
, per proporre loro questo servizio, sentire il loro parere e chiedere una loro collaborazione nel portare avanti il nostro impegno di due volte alla settimana negli altri giorni a “casa”. Sono molto contente e accettano con piacere e riconoscenza per questa attenzione ai loro bambini.

Così giovedì 7 maggio iniziamo questa avventura.
Con l’autobus andiamo a prendere i bambini: sono quasi tutti pronti con lo zainetto in spalla, qualcuno indugia ancora nel sonno, ma appena sente il clacson dell’autobus si catapulta fuori dal caravan urlando “Bait alliqà” (cioè Arsenale dell’Incontro). Facciamo salire tutti i bimbi e salutiamo le mamme che hanno le lacrime agli occhi, proprio come il primo giorno di scuola. Sono tutti vestiti a festa, Sara ci fa notare che ha le scarpe con gli strass, mentre Adriano ha un astuccio nello zaino con la matita e la penna; Majd, 4 anni con una determinazione incredibile, sceglie il suo compagno di “viaggio” e anche se non c’è posto vicino a lui nell’autobus ma nel sedile dietro, si intrufola lo stesso e si siede in mezzo; Fahad ha con sé tutto l’argento vivo che possiede, mentre Mattias, sempre silenzioso, con uno sguardo dolce che cerca sicurezza, segue tutto con attenzione.

Arriviamo all’Arsenale, siamo attesi da tutti, anche gli insegnanti della scuola per disabili, sono emozionati per questi nuovi scolari. Facciamo un cerchio, proviamo a presentarci, a contare quanti siamo... non è facile, perchè tanti di loro non parlano molto, sia per l’età che per la situazione che stanno vivendo.
Cantiamo “Se sei felice tu lo sai batti le mani...”, poi Malak, la più piccola del gruppo, tre anni ancora non compiuti, ci richiama alla realtà, ha visto delle schede e vuole colorare. Ci sediamo in due gruppi e iniziamo le attività: colori, forme geometriche, linee tratteggiate da seguire, il volto, puzzle sul corpo umano, i giorni della settimana, numeri, lettere... giorno dopo giorno, incontro dopo incontro, sempre nuove tessere, piccoli squarci di speranza che si aprono nei loro cuori da una normalità di vita che sta cercando di trovare posto in loro.
Anche se sono piccoli e forse non sono pienamente consapevoli di quello che stanno vivendo, si rendono conto della bellezza dello stare insieme e imparare cose nuove. Coinvolgiamo anche le mamme con i compiti a casa da fare nei giorni in cui non vengono all’Arsenale. Non siamo sicure della loro reazione concreta, perché quando si vive un momento così duro, a volte non si ha abbastanza forza psicologica per reagire e ci si lascia andare, ma ci proviamo lo stesso.

Con grande stupore la reazione è molto positiva... tutti fanno i compiti e anche gli assenti chiedono le schede a casa per recuperare. Tra i conteiner, in un caldo soffocante, si canta “Se sei felice...” e mentre si gioca, aleggiano i giorni della settimana. E intanto anche i più timidi, quelli che stanno facendo più fatica a fare i conti con la paura di questa situazione traballante che stanno vivendo, cominciano a parlare, si sente la loro voce, sommessa, pronta a rispondere correttamente, segno che il silenzio dei giorni scorsi era un silenzio vigile e attento. Mentre l’iperattività di Fahed continua a tenerci tutti in azione!!!!!

E mentre l’asilo sta prendendo forma, le mamme ci chiedono un servizio anche per i bimbi più grandi: ce ne sono cinque di otto e nove anni e altri cinque di undici e dodici . Stiamo cercando altri volontari, maestre in pensione o tra qualche giorno insegnanti in vacanza che scelgono di restituire tempo e professionalità per costruire un pezzetto di bene e serenità nel cuore di questi bambini e ... non solo!!!

Una mamma ci ha detto: “Ci state aiutando a credere nel futuro di questi bambini e nostro, ci state incoraggiando a non lasciarci andare allo scoraggiamento!
Il Signore vi dia forza! Grazie!”.

Arsenale dell'Incontro - Madaba - Giordania

 

 

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