BANGLADESH: spose bambine

Pubblicato il 31-08-2009

di sandro


Nonostante il matrimonio sia valido solo dai 18 anni, una bambina rappresenta "una bocca in più da sfamare". Così i genitori si affrettano a "combinare" il matrimonio. È facile incontrare mamme-bambine con 3 o più figli.

di Laura Melano

 Da anni cerco di capire il significato e le implicazioni della femminilità vissuta in Bangladesh, condizionata, direi quasi plasmata, dai dettami della cultura e della religione di questa società complessa e antica con cui vivo in quotidiano contatto. Qui le donne, datrici di vita, lottano ogni giorno per il mantenimento della vita: una speranza tenuta accesa di cui esse continuamente pagano il prezzo a questa società che della speranza ha stravolto i parametri. La cultura, ferocemente maschilista, le mantiene schiave, legate ad una dipendenza oppressiva da una molteplicità di norme inique che impediscono loro ogni tipo di rapporto personale e dignitoso perfino con la religione.

Ad esempio i libri sacri indù sono vietati alle donne. La spietata conseguenza che nel loro credo ne deriva è che le donne non possono raggiungere la salvezza in quanto questa si può conquistare solo attraverso lo studio dei "Veda". Le grandi divinità femminili dell'induismo (Dhurga-Khali ecc.) sono simboli della "Grande Madre" nel cui utero è seminata e cresce la vita. Il corpo e la personalità della donna, anche nelle società asiatiche, sono sempre dalla parte della natura e solo con la forza bruta la "cultura" costruita da una società maschilista riesce a dominare e sottomettere la vita di cui la donna è portatrice e simbolo.

Questa cultura arriva a ridurre le donne a livello di schiave, anzi di semplici "cose." Oggetti da prostituzione e da denaro, considerate incapaci di capire e di imparare, come animali da soma da tenere nell'ignoranza e nella totale sottomissione. La bellezza femminile qui sfiorisce rapidamente, deturpata dalle tradizioni culturali e dalle leggi che la colpiscono in ogni stadio della vita.
Sono frequenti le tragedie costruite su matrimoni concordati tra famiglie, quando la sposa è ancora bambina. La donna, fino a quel momento totalmente dipendente dal volere del padre, diventa proprietà esclusiva del marito e della sua famiglia.

Noi della Rishilpi per combattere la piaga delle spose bambine abbiamo avviato il progetto del “Amar Sonar Poribar” ossia “la mia famiglia dorata”. Da sempre stiamo lottando per aiutare le donne e in modo particolare le bambine ad aprire gli occhi sulla realtà dell'ingiustizia che la cultura del pregiudizio continua a difendere, complice l'ignoranza, substrato ideale per ogni forma di schiavitù. Anche qui le più colpite sono le donne: ecco un'altra ragione per creare sempre più scuole nei villaggi e rendere un numero sempre maggiore di bambine consapevoli di sè e della realtà che le circonda.

I volti che vedete nelle foto sono quelli di Nilima, Onjoli, Rotna... provengono da gruppi sociali diversi: Munda, Kaura, Rishi… nomi che per voi non significano nulla, ma qui in Bangladesh è come dire gli ultimi tra gli ultimi. Onjoli appartiene all'etnia Munda, un gruppo tribale di cavatori di terra che perfino i fuori casta trattano con sprezzo.
Rotna è una Kaura: pastori di porci... perfino Gesù nella parabola del figliol prodigo ha preso questo come esempio del lavoro più degradante. Nilima è invece una figlia di Rishi: scuoiatori di animali, considerati immondi sia dai musulmani, sia dagli indù.

Queste bambine erano nate con un destino già scritto. Dopo un'infanzia troppo breve, trascorsa nella miseria più assoluta del villaggio, senza alcuna forma di istruzione, si sarebbero ritrovate spose ancora bambine di uomini molto più anziani di loro. E proprio per questo motivo avrebbero avuto una buona percentuale di possibilità di avere un figlio handicappato. Come già accadde alle loro madri, alle loro nonne, come da generazioni avviene ed è ritenuto normale, sarebbero divenute piccole schiave, sottomesse eppure maltrattate dal marito e della sua famiglia, intimamente con-socie della loro nullità umana.

 Una mano è intervenuta per cercare di cambiare qualche riga di questa storia umana, per cambiarne forse anche il finale che, reso un po' più luminoso, potrebbe diventare l'inizio di storie nuove, diverse e forse un po' più liete per le generazioni future. Noi della Rishilpi abbiamo tentato di sottrarle al degrado umano in cui stavano crescendo per far respirare loro un’aria nuova, che sa di dignità e di diritti umani, di rispetto e di cultura. Qui hanno trovato un affetto che mai avevano saputo immaginare ma soprattutto qui stanno ricevendo un'istruzione.

Questa è la grande scommessa su cui si punta tutto: la conoscenza è la chiave che viene offerta loro per aprire la porta di un futuro diverso, per guadagnare stima e rispetto sociale, per non diventare schiave, per non partorire bambini cerebrolesi, ma persone dotate della capacità di pensare autonomamente e di richiedere il rispetto che è dovuto ad ogni essere umano. Questa conquista sarà a loro vantaggio, ma non solo: esse diventeranno portatrici di idee nuove nelle loro future famiglie, saranno capaci di educare al rispetto reciproco i loro figli, saranno consapevoli del valore dell'istruzione e faranno il possibile per offrirla ai loro bambini.

Questi volti sono l'immagine di una speranza a lungo termine: potrebbe essere l'anello ove si spezza la catena dell'ignoranza e del pregiudizio che da troppi secoli si perpetua e tiene vincolati questi uomini, ma soprattutto queste donne. È un investimento sul futuro, e la Rishilpi da sempre si getta in questo tipo di sfide. Si sa che per investire occorre il capitale, ma la Rishilpi non fa conti da ragioniere sulle finanze disponibili. Piuttosto si affida alla Provvidenza, che sa sfamare 5000 persone con 2 pesci e 5 pezzi di pane, alla Provvidenza che agisce per lo più attraverso gli uomini: tutti siamo chiamati ad essere Providenza ogni volta che stendiamo la mano verso chi ne ha bisogno. Ecco: se vogliamo, anche questa è un'occasione.

di Laura Melano, Rishilpi
da Nuovo Progetto marzo 2006

Per aiutare i progetti di Rishilpi:
ccp n.29509106 intestato “Sermig”, causale “Salviamo 100.000 bambini – Bangladesh Rishilpi”
Info: Salviamo 100.000 bambini - Bangladesh


Vedi scheda Bangladesh, Don Renato Rosso
 

 

 

 

 

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