Il Papa dei media

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Una volta qualcuno ha chiesto a Giovanni Paolo II: Santo Padre, perché si interessa tanto dei media? Il Papa aveva risposto con una domanda: perché i media si interessano tanto a me? C'era come un'attrazione genetica fra papa Wojtyla e i media. Con una definizione fulminante - non a caso all'interno di un documento missionario, Redemptoris Missio - aveva definito la cultura creata dai media il primo areopago del mondo moderno. L'evangelizzazione stessa della cultura moderna  scriveva - dipende in gran parte dal loro influsso&occorre integrare il messaggio stesso nella nuova cultura creata dalla comunicazione&una cultura che prima ancora che dai contenuti, nasce dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici. Paolo VI diceva che la rottura fra Vangelo e cultura è il dramma della nostra epoca: questa frattura ora bisogna sanare, perché la cultura è un terreno privilegiato nel quale la fede incontra l'uomo, aveva detto Giovanni Paolo II nel '95 al Convegno di Palermo.  

Nei documenti di 27 anni di pontificato Giovanni Paolo II non ha mai mancato di riferirsi alla cultura creata dai media, alla necessità di comprenderla, di formare ai segreti della comunicazione sacerdoti e religiosi, laici, giovani, famiglie. Ha chiesto senza stancarsi regole etiche per l'informazione, una comunicazione capace di promuovere l'integralità della persona, il rispetto per la sua dignità, capace di creare ponti invece che divisioni e dissidi. Due mesi prima della morte è tornato sull'argomento: il fenomeno delle comunicazioni sociali spinge la Chiesa a una sorta di revisione pastorale e culturale. Poiché i media non sono strumenti neutri, ma legati strettamente all'economia, alla politica, alla cultura, bisogna attrezzarsi ad affrontarli: con la formazione specialmente dei giovani, con la partecipazione alla loro gestione, coltivando la cultura del dialogo. Non abbiate paura delle nuove tecnologie!, concludeva. Non abbiate paura della vostra debolezza e inadeguatezza! Comunicate il messaggio di speranza, di grazia e di amore di Cristo, mantenendo sempre viva, in questo mondo che passa, l'eterna prospettiva del Cielo, prospettiva che nessun mezzo di comunicazione potrà mai raggiungere.

 

Comunicare, Santo Padre, sì; ma come? E a chi? Ad una cultura post moderna e relativistica, che rifiuta l'idea stessa di una sola verità. Una modernità liquida, come dice il sociologo Zygmunt Bauman, dove nulla è durevole; in un ambiente liquido non ci sono strutture e, se ci sono, non durano a lungo. Sono scomparse le forme di socialità solida di un tempo che promettevano un saldo sentimento di appartenenza. Lo Stato si arrogava dei diritti economici, politici, sociali; oggi sono fuori il suo controllo, scambiati con un liberismo senza regole, rimpiazzati dal dovere individuale di provvedere a se stessi. Il lavoro fisso non esiste più, solo contratti per la durata di un progetto, sei, nove mesi al massimo, il tempo medio di una relazione sentimentale. Sono pochi infatti quelli che rischiano un legame finché morte non ci separi; meglio cercare riparo nella rete e in quelle relazioni virtuali che si intrecciano magari sotto una falsa identità, e si azzerano con un semplice canc. La stessa contraffazione di relazioni che si vive aggrappati allauricolare o con l'invio isterico di messaggini: una maniera per rassicurarsi che qualcuno, da qualche parte, forse ci pensa e ha bisogno di noi. Ma giusto, per carità, il tempo di una telefonata.

 

La strategia della liquidità è la frantumazione delle grandi questioni dell'esistenza in piccoli compiti: Dio c'è, ma è irrilevante; la fede si può scegliere; la morte, unico evento rimasto inevitabile, è stata sostituita da una grande quantità di malattie e disturbi che possono essere aggiustati in modo da procrastinarla il più possibile. La morte, insomma, si è allungata per tutto il percorso dell'esistenza, la buona salute è diventata un compito e il corpo, come una merendina, è diventato una merce di cui il proprietario è diventato il manager, attento ottimizzatore della sua industrializzazione fisica. Anche l'identità sessuale è intercambiabile, soggetta a sperimentazione; perduta come le altre identità: nazionale, professionale, sentimentale, familiare, religiosa. L'ultimo libro di Giovanni Paolo II invece si intitola Memoria e identità. L'opposto, proprio l'opposto, della modernità liquida. E allora? Da dove viene lo straordinario successo comunicativo di Giovanni Paolo II?

 

04papa.jpgFra i media, la televisione resta il più forte e diffuso. La televisione è fisica, corporea, emotiva. A differenza della stampa, che privilegia il pensiero astratto e le idee complesse, la televisione cerca emozioni ineffabili cioè: meno parole si dicono, meglio è. La televisione è piccola: per chi sta a casa è una lente d'ingrandimento dei volti in primo e primissimo piano, esplorati nei dettagli, nelle espressioni, nei tic, nelle ritrosie, negli slanci, negli imbarazzi, o nei gesti involontari rivelatori della personalità. La voce, le pause, i silenzi, sono altrettanti segnali. La comunicazione non verbale è protagonista della televisione, e anche dei rapporti faccia a faccia. Quando stiamo con qualcuno, anche se non ce ne rendiamo conto, la nostra sensibilità reagisce al comportamento espressivo dell'altro. Uno studioso americano, Albert Mehrabian, ha anche misurato l'impatto dell'espressione del volto: 55%, con il 38% per l'espressione vocale e solo il 7% per le parole.

 

La televisione, si sa, ha una grande capacità di mentire: si può scegliere cosa riprendere e cosa montare, e con le stesse immagini si possono costruire due messaggi opposti: se ho le immagini della polizia che spara candelotti ad altezza d'uomo e quelle di uno studente che tira una pietra alla polizia, se inverto lordine dei fattori il prodotto cambia totalmente di significato. Però, a causa dellespressività della televisione, anche con il montaggio l'essenza di una persona non si intacca: chi è credibile resta credibile. Perché la televisione è un mezzo curioso, è come il prolungamento elettronico della struggente nostalgia della vera relazione faccia a faccia. La televisione, davvero, trasmette solo il corpo.

Ora, il terminale della comunicazione spirituale è il corpo. Proprio il corpo è stata la grande attrazione di Giovanni Paolo II: un corpo non risparmiato, offerto, offeso, colpito, ammalato, tormentato, agonizzante, ma sempre in preghiera, in compagnia di Qualcuno invisibile e presente. Nel corpo del Santo Padre la preghiera si faceva visibile, tuttuno come dovrebbe essere, con la consapevolezza profondissima della sua cultura e della sua identità, tutt'uno dunque con Cristo, memoria e identità di ciascun cristiano.

 

Qua e là, nei documenti sulla comunicazione del suo pontificato, l'aveva detto: l'incontro tra le possibilità tecnologiche dei linguaggi della comunicazione e l'apertura dello spirito all'iniziativa luminosa del Signore si gioca nella testimonianza della vita (1989, XXIII Giornata mondiale delle comunicazioni sociali). La santità dell'apostolo presuppone una divinizzazione, come dicevano i Padri della Chiesa: Dio si è fatto uomo perché luomo divenisse come Dio. Il senso della venerazione delle reliquie dei santi è tutto qui: ci si inginocchia davanti ai resti di un corpo che nella vita ha incessantemente pregato, perché significa che questa reliquia è piena, è zuppa di Spirito Santo.
Chi vive nello Spirito emana attorno a sé un'energia divina, diceva Gregorio Palamas, capace di contagiare, di irradiare una forza di vita che i pittori del medioevo raffiguravano come una zona dorata - il colore della divinità - attorno alla testa o al corpo del santo. La mentalità razionalistica della carta stampata ha reso l'uomo capace di astrazione e di teoria, ma ha ucciso la sua capacità di vedere oltre l'occhio, con l'occhio del cuore. La televisione, così piccola, così puntata sui volti, paradossalmente ha il potere di restituirci questa visione: la visione di un corpo che cammina nella santità, identificato con Cristo, nella Sua memoria. Quando un corpo è santo è più forte di ogni cultura che passa, é capace di arrivare dritto persino al cuore liquido dell'uomo moderno.
 

MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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