Woman in music - Alice

Pubblicato il 31-08-2009

di stefano

No, non sono tutte catapultate in un Paese delle Meraviglie…

di Alessandra Martelli 

 
"One pill makes you larger
and one pill makes you small
and the ones that mother gives you
don't do anything at all
Go ask Alice
when she's ten feet tall"

(Jefferson Airplane, White rabbit)
No, non sono tutte catapultate in un Paese delle Meraviglie…

Le donne delle canzoni a volte vivono in veri e propri incubi, non sanno cosa fare della propria vita, si incasinano con una serie di uomini sbagliati per poi dire che sono "tutti uguali".. beh, non è che alla fine ci voglia molto a proferire parole dure contro gli altri, ma che dire di se stesse?

Alcune delle donne delle canzoni scivolano fuori dalle note, leggere come piume, si aggrappano all'immaginario collettivo e diventano quasi Storia - di quella con la S maiuscola, quella che tutti conoscono e leggono sui libri di scuola - perché, diciamolo, non c'e' nulla di più concreto di una canzone capace di lacerare la trama del tempo per diventare universalmente nota, riconosciuta et financo immortale.

Alice, per esempio, lei sì che ne ha fatta di strada.

Da bambina sognante dei libri di Lewis Carroll si è trasformata in donna sognante che guarda i gatti i quali guardano nel sole mentre il sole sta girando senza fretta. De Gregori la racconta come colei "che non sa", ma a me pare più che in realtà non le interessi sapere. Sta lì alla finestra, guarda i gatti e si crogiola nella propria beata ignoranza. Mica male, come aspirazione.

Si potrebbe dire che l'Alice di De Gregori sia una spettatrice inconsapevole del mondo, così come invece l'Alice di Tom Waits sia il palcoscenico inconsapevole dei pensieri d'un uomo stregato da "un bacio segreto che porta alla follia come una benedizione".

alice

Già, perché il buon Tom quando parla di Alice lo fa come un'astrazione, come se alla fine Alice di tutto questo non sapesse niente - ah, le coincidenze - come se Alice stessa non fosse nient'altro che un'astrazione, un nome da tracciare sul ghiaccio per poi affondare nell'amarcord, l'idea di un'idea di una donna.

Differente sorte tocca alla nostra eroina quando a raccontarla sono i New Trolls. Qui Alice è concreta, reale, fa cose semplici - banali, quasi - da etera astrazione precipita nel mondo, del quale conosce la durezza e la scontrosità. Qui Alice non è spettatrice, non è palcoscenico, è attrice drammatica proiettata sul grande schermo, la vediamo quasi davanti allo specchio mentre si aggiusta i capelli con una forcina e cerca di capire cosa fare della sua vita.

Da Alice allo specchio ad Alice attraverso lo specchio il passo è breve.

sisters_of_mercy

Ci pensa Stevie Nicks a raccontarcela, la vediamo dibattersi in un Paese delle meraviglie da cui non riesce ad uscire - un Paese ostile, claustrofobico - costretta ad indossare l'armatura per proteggersi, incapace di tornare nel mondo dal quale era venuta, scivolata in una folle maratonda senza via d'uscita o fughe d'emergenza.

Perché, si sa, le maratonde a volte uccidono.

Eccola lì allora, inchiodata al muro dai Sisters of Mercy, sedata da tranquillanti per poter tornare ad essere serena, gentile. Completamente trasformata, trasfigurata quasi dal volo attraverso lo specchio, lì a cercare risposte e definizioni attraverso un mazzo di tarocchi. Non vuole confusione, non vuole più avventure, desidera soltanto una vita tranquilla, la serenità delle cose conosciute, abituali.

Come i gatti, che in fin dei conti sono quasi delle certezze.

 

di Alessandra Martelli

 

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