GIOVANI DI FRONTE ALLA VIOLENZA/4: Il selfcontrol non è un optional

Pubblicato il 31-08-2009

di Redazione Sermig


Alfredo Trentalange: sono in tanti ad averlo sentito fischiare… Arbitro internazionale di calcio, osservatore UEFA, ma soprattutto uomo che sa unire cuore, cervello, attenzione all’altro. Ci parla di un calcio diverso da quello scandalistico dei media.

a cura Claudio Picco

IL SELFCONTROL NON È UN OPTIONAL

Quanto conta il comportamento del singolo giocatore in campo?

Il singolo ha un peso determinante, perché sono le persone che fanno gli ambienti, e quanto più il singolo assume un’immagine pubblica, tanto più se ne segue l’esempio.
L’emulazione crea una cassa di risonanza enorme, nel bene e nel male. Il mondo sportivo, che guarda soprattutto al gioco del calcio, deve tener conto che l’esempio fa sempre la differenza e l’esempio, quasi sempre, è del singolo. A me è successo nella mia prima partita di serie A, Napoli-Pisa. Dopo un po’ di minuti incominciarono le proteste: arrivò Maradona e disse “Lasciatelo stare, questo qui è uno bravo, e poi è mio amico”. Io non l’avevo mai visto prima! Smisero di protestare. Maradona fu sostituito dopo 20 minuti e subito rincominciarono le proteste.

Questo discorso vale anche per gli arbitri?
Sul campo di gioco ci può essere quello che porta pace e quello che non porta pace. Il rispetto delle regole porta l’arbitro ad essere un elemento di giustizia. Si creano però situazioni paradossali: penso alle partite delle giovanili nelle quali i ragazzini seguono le regole mentre il pubblico di scalmanati fatto da educatori e genitori chiede di trasgredirle…
Sul terreno di gioco le regole servono per potersela giocare alla pari. Grazie a queste regole e alla figura dell’arbitro si raggiunge una situazione di giustizia. Un fallo fischiato correttamente dall’arbitro genera un pareggio sportivo, mette pace, e si ricomincia. Un fallo non fischiato correttamente genera vendetta, rivalsa, non pace.

 Certo in una società che non insegna le regole…
Invece nell’ambito sportivo non puoi giocare se non sai le regole. È banale, ma è così. Con i ragazzini o con la mia associazione di volontariato, A.G.A.P.E. (vedi box sotto), ti accorgi che le regole sono fondamentali per divertirti insieme all’altro. L’altro non deve essere vissuto come il nemico da abbattere. L’altro è il compagno di gioco, se non ci fossero gli altri che giocano con noi, noi non potremmo giocare. Questi valori devono passare. Oggi invece passa l’avere denaro, successo, potere...
Come educare un ragazzino al controllo delle sue reazioni istintive?
Il segreto è far capire al ragazzino questo: per regola non si può protestare con l’arbitro, parlargli solo il capitano in modo corretto, a gioco fermo e non ostruzionistico; se tu protesti, l’arbitro ti può ammonire o espellere. Se ti espelle, l’arbitro ha fatto il suo dovere e tu hai messo in grave difficoltà la tua squadra, perché gioca con uno in meno. In più non giocherai la prossima volta e paghi la colpa. La certezza della pena, regole chiare e condivise sono un grandissimo deterrente. La tua prima espulsione te la ricordi tutta la vita. L’allenatore, che è soprattutto un educatore, non si dovrebbe porre il problema di vincere la partita, ma di educare a stare insieme, a controllare le passioni, le pulsioni. Questo è un insegnamento di vita formidabile dello sport. Una volta i giochi di squadra nascevano spontanei negli oratori, nei cortili e insegnavano un’etica, oggi magari trovi una squadra super organizzata che ti insegna la tecnica ma non l’etica. L’esempio, che poi porta alla violenza, è che le scorciatoie sono migliori per vincere, per raggiungere un obiettivo subito.
L’arbitro può sbagliare, tutti noi ci arrabbiamo se subiamo un’ingiustizia, però ci tratteniamo: così si diventa più grandi, si acquista quello che poi nella vita servirà veramente, il controllo su noi stessi. E lo puoi fare attraverso un gioco. Questo non è buonismo, è un’opportunità enorme che ti viene data.
Se impari queste cose, non sei un perdente, sarai un vincente nella vita.
La giustizia, poi, i suoi frutti li dà. Bisogna crederci.
S.O.S. per A.G.A.P.E.
L’associazione promuove attività sportive/ricreative a favore del disagio psichico. Cerca persone disponibili ad un servizio di volontariato.
Info: Emma 3482871704
www.assoagape.it
a cura di Claudio Picco
da Nuovo Progetto gennaio 2006

 GIOVANI DI FRONTE ALLA VIOLENZA/1

 

 

 

 

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok