GUATEMALA: tradotta la Bibbia

Pubblicato il 31-08-2009

di bruno


La Bibbia è Parola, e come tale deve parlare la lingua di ogni uomo. Con questo spirito ne è stata realizzata la traduzione in “kekchì”, una delle lingue indigene guatemalteche. Viene presentata oggi a Cobàn (Guatemala).


di Ennio Bossù

Nel 2006 si sono celebrati 60 anni della nascita di Società Bibliche Unite e 1.600 anni della versione della Bibbia in latino chiamata Vulgata, opera di San Girolamo. Il 23 novembre dello stesso anno è stata presentata la traduzione della Bibbia in kekchì, realizzata da un sacerdote "fidei donum" di Torino, don Ennio Bossù.

Il kekchì è una delle 23 lingue indigene che si parlano in Guatemala, insieme allo spagnolo, la lingua ufficiale. È parlata nella diocesi di Verapaz ed in altre zone del paese da circa 900.000 persone.
Sono già 462 anni che la Chiesa cattolica è in Verapaz, ma soltanto adesso si è fatta una traduzione completa della Bibbia. Prima c'erano solo compendi e sussidi catechetici in kekchì; così è stato fino al 1960. Poi è nata una traduzione in kekchì del Nuovo Testamento, opera di un pastore protestante americano, adottata anche dai cattolici; ed ora si è iniziato ad usare la nuova traduzione completa delle Sacre Sritture, frutto di un lavoro ecumenico della Società Biblica di Guatemala e della Chiesa cattolica.

Questo lavoro iniziato ai primi di febbraio del 2001 si è concluso a novembre 2006 con una gran festa del popolo kekchì a Cobàn, capoluogo di provincia, dove c'erano anche diversi rappresentanti della diocesi di Torino e della Società Biblica di Guatemala: una gioia immensa espressa con canti, musiche e discorsi. È bello sottolineare che la traduzione è stata portata a termine a 60 anni dalla nascita di Società Bibliche Unite e 1.600 anni dopo la conclusione della grandiosa impresa di Girolamo. Si è lavorato con i protestanti per quattro anni e mezzo, in un clima di rispetto e collaborazione ammirevoli: i cattolici si sono fatti carico soprattutto della traduzione e i protestanti della pubblicazione.

Il Concilio Vaticano II ha aiutato i cattolici in Guatemala a comprendere che quello che Girolamo aveva fatto in latino tanti anni fa, si doveva fare (mutatis mutandis) anche in kekchì. La Costituzione “Dei Verbum” (uno dei documenti del Concilio – n.d.r.) afferma che la Chiesa "procura con cura materna che si facciano traduzioni esatte e adattate in lingue diverse, soprattutto partendo dai testi originali. Se si offre l'occasione di realizzare dette traduzioni con i fratelli separati, contando con l'approvazione ecclesiastica, le potranno usare tutti i cristiani".

Siamo riconoscenti al Signore per la gioia grande di avere ora tra le mani la Bibbia in kekchì: 20.000 copie, stampate in Corea del Sud. È il risultato delle parole del Concilio e di quanto "lo Spirito ha detto alle Chiese" in questi anni. "In religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia": così inizia la “Dei Verbum”. "Con questa formulazione iniziale - dice il Card. Walter Kasper - il Concilio voleva riassumere l'essenza della Chiesa, nella sua duplice dimensione di ascolto e proclamazione. Non si sarebbe potuto esprimere meglio la superiorità della parola di Dio, il suo essere al di sopra di ogni discorso e di ogni azione degli uomini di Chiesa".

In Guatemala, una nazione povera e sfortunata, è commovente vedere come la gente è sempre in religioso ascolto della Parola e la proclama ovunque con ferma fiducia. Qui, in principio c'è la Parola, e dalla Parola si parte per l'impegno missionario e sociale. È la legge interna dell'azione pastorale, dove il mistero dell'Incarnazione e Pentecoste sono intimamente uniti.
Con questa traduzione della Bibbia ci auguriamo che la fame della Parola di Dio presente nel popolo kekchì possa essere in parte colmata, e che ciò sia anche seme di un Guatemala più giusta e fraterna.

di Ennio Bossù

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