Fare l’esperienza di Dio

Pubblicato il 11-08-2012

di p. Piero Buschini

Pentecoste di p. Piero Buschini sj - Lo Spirito ci guida e ci accompagna nella costruzione del Regno di Dio.


Il mistero dello Spirito è poco conosciuto. Già negli Atti quando Paolo chiede ad alcuni discepoli a Efeso: "Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?". Essi rispondono: "Non abbiamo nemmeno sentito dire che esiste uno Spirito Santo" (At 19,1-2).
Anche oggi se ne parla poco. Ma se è vero che la nostra fede con l'andar del tempo può ridursi a un catechismo imparato a memoria e a qualche pratica religiosa, svuotata dall'abitudine, e che solo lo Spirito può renderla gioia di vivere, ci rendiamo conto di come sia essenziale approfondire il tema dello Spirito Santo.
È un tema che ha un'iconografia infelice. Hanna Varghese, Santo SpiritoÈ già il Vangelo stesso che porta in questa direzione quando raffigura lo Spirito come una colomba che scende su Gesù dopo il Battesimo (Mc 1,9-10; Lc 3,22; Gv 1,32). L'immagine della colomba, nei brani citati, non vuole dirci nulla sulla natura dello Spirito. È soltanto un segno esterno, visibile, per indicare tra la folla a Giovanni Battista la presenza di Gesù.

Cerchiamo allora di capire meglio questo mistero, partendo da un altro testo ufficiale della liturgia cristiana: l'inno della Pentecoste. "Vieni Santo Spirito, riempi il cuore dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore". Ecco la parola chiave che ci può aiutare a capire il mistero dello Spirito. Chi ha sperimentato il "fuoco" dell'amore è in grado di capire il mistero dello Spirito: lo Spirito è la nuova presenza di Dio nel cuore degli uomini.
Con questo dono Gesù risorto è veramente con noi, come presenza nuova, come forza interiore, come chiarezza nuova e misteriosa che ci guida nelle scelte decisive della nostra vita. Giovanni, infatti, ci parla di questo dono dello Spirito come il dono più alto del Signore risorto, quando, nel cap. 20 del suo vangelo, Gesù, apparendo agli apostoli, dice loro: "Pace a voi: ricevete il mio Spirito", cioè la parte più profonda della mia persona.

Più che di una legge nuova è giusto dunque parlare di un nuovo rapporto con Dio. Non più il Dio lontano, che domina con la forza e l'autorità della legge, ma un rapporto personale di amicizia, di comunione profonda, di fiducia, che aiuta a crescere insieme. Dice Gesù: "Non vi chiamo più servi, perché il servo non conosce le intenzioni del padrone. Vi chiamo amici, perché vi ho fatto conoscere le intenzioni che Dio ha su di voi" (Gv 15,15). Si tratta dunque di un rapporto educativo, che coinvolge nello stesso progetto, che fa crescere attorno a un progetto aperto, cioè da costruire insieme, giorno dopo giorno.

In questa prospettiva, la vita non è più dominata dalla fissità della legge, ma da una comprensione sempre nuova delle mete a cui Dio ci chiama e che la nostra coscienza è in grado di discernere. Cerezo Barredo, PentecosteLa presenza dello Spirito crea nelle coscienze una misteriosa affinità istintiva, una specie di connaturalità con il mondo di Dio che il Signore ci ha lasciato intravedere nel suo Vangelo.
Così, grazie alla affinità misteriosa e alla capacità di amare creata dallo Spirito, il mondo evangelico cessa di essere lontano, estraneo, irraggiungibile, e rivela invece tutta la sua bellezza e la sua attrattiva. Cadono così le nostre resistenze e le nostre difese.

Chi ha il dono dello Spirito capisce istintivamente, per connaturalità affettiva, chi sono i poveri del vangelo, i miti, i puri di cuore, gli assetati di giustizia. Capisce che sono gli uomini più riusciti, i veri protagonisti del futuro dell'uomo, non degli illusi destinati al fallimento, come pensa una mentalità diffusa. Capisce che è meglio dare che essere egoisti, che è meglio mettersi al servizio degli altri che pensare solo a se stessi, che è più bello condividere con tutti gli uomini i grandi traguardi ideali che isolarsi nel proprio benessere personale. Chi cammina secondo lo Spirito sperimenta che c'è più gioia nel fare il bene che nel seguire le vie del peccato.

Pablo Picasso, GirotondoChi vive la vita dello Spirito è capace di essere testimone di una vita rinnovata, è capace cioè di comunicare non un sapere imparato a memoria (come le nozioni di un catechismo), ma l'esperienza viva della propria fede e del proprio amore per l'uomo, cioè l'irradiamento del proprio essere profondo.

Chi cammina secondo lo Spirito è capace di intuizione profetica, è capace cioè di percepire, lungo il cammino della storia, le linee di tendenza, i fermenti nuovi che fanno camminare nel senso della giustizia e della fraternità, verso il nascere di una società nuova, più umana, quella che il vangelo chiama "Regno di Dio".

A questo punto è inevitabile la domanda: e se uno non ha questo dono? È una domanda pretestuosa, un alibi! A tutti è dato lo Spirito! Tutti gli uomini possiedono un innato orientamento al bene. La coscienza è il luogo privilegiato di questa azione dello Spirito. Ci manca solo il coraggio di affidarci alla sua forza rinnovatrice. Dobbiamo creare le condizioni per accoglierla: toglierci cioè dalla dissipazione e dalla superficialità, lasciarci purificare dai nostri idoli (come dice il profeta Ezechiele): il denaro, il prestigio, il potere, la carriera, la ricerca ossessiva del benessere, del piacere, la sicurezza ideologica, l'attaccamento alle nostre abitudini, il nostro radicato razionalismo, il nostro buon senso.

È un impegno difficile, ma è il solo capace di aprirci gli orizzonti nuovi cui tutti (forse anche inconsciamente) aspiriamo. Chiediamo al Signore la disponibilità allo Spirito e il coraggio di farne - finalmente - l'esperienza.

Piero Buschini

 

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