La serietà del Natale

Pubblicato il 11-08-2012

di p. Piero Buschini

di p. Piero Buschini - La vita di Gesù, dalla nascita alla morte, ispira la vita quotidiana di chi sceglie di costruire il regno di Dio.



Nell'introduzione all'Avvento, la Lettera agli Ebrei (10,5-10) ci ha già indicato le linee essenziali di una spiritualità dell'Incarnazione. Dio non vuole più vittime e olocausti, ma ci ha dato una coscienza illuminata dallo Spirito per fare la sua volontà. Queste brevi parole cambiano il nostro modo di essere uomini e di vivere la nostra religiosità.

Kahlil Gibran, Divine WorldPensando a queste idee ho riscoperto una pagina molto bella del poeta libanese K. Gibran da "Il profeta". Il Profeta è un misterioso "saggio" che dà insegnamenti di vita ai suoi discepoli. Dopo aver parlato di tanti argomenti: l'amore, il matrimonio, i figli, la casa, il lavoro, la gioia, il dolore, l'amicizia, il piacere. Alla richiesta: "ora parlaci della religione", risponde: "Oggi ho forse parlato d'altro? Chi mai può separare la sua fede dai suoi gesti quotidiani? Chi può separare il suo credo dal suo lavoro? Chi può disporre le sue ore dicendo: questa è per Dio e questa è per me? Chi porta la sua moralità come un abito d'occasione, magari bellissimo, farebbe meglio a disfarsene".

Cito ancora Gibran, commentandolo: "La vita quotidiana è il nostro tempio e la nostra religione. Ogni volta che vi entrate portate voi stessi (tutto il vostro essere). Prendete con voi l'aratro e il martello (gli strumenti del lavoro), prendete il liuto (lo strumento del vostro canto e della vostra gioia). Prendete con voi tutti gli uomini (cioè nei vostri rapporti con Dio, tenete presente le attese più vere e profonde di tutti gli uomini, in particolare della loro dignità). Non potete volare più in alto delle loro speranze (perché l'Incarnazione è un mistero di comunione che rifiuta le ambizioni elitarie), né umiliarvi sotto la loro disperazione (perché l'Incarnazione è una "buona notizia" per i poveri).
Bambino chiede l'elemosinaE se volete conoscere Dio non siate solutori di enigmi (non affidatevi a sottigliezze teologiche). Piuttosto guardatevi intorno e lo vedrete giocare con i vostri bambini, lo vedrete soffrire con i vostri fratelli più poveri".

È del tutto naturale pensare all'Incarnazione, perché nella nascita di Gesù si rende visibile l'intuizione del poeta. In essa, infatti, il divino cessa di essere una realtà lontana, inaccessibile, misteriosa, invocata per giustificare le cose che l'uomo non riesce altrimenti a giustificare: l'ordine stabilito, le istituzioni rigide e immutabili, le leggi dei potenti, l'autoritarismo di chi arbitrariamente ripete: "È volontà di Dio". Da quando un bambino, a Betlemme, è venuto a condividere la nostra esperienza di uomini, Dio non è più l'ultima giustificazione delle cose inesplicabili, ma un modello esigente di umanità.

Con l'Incarnazione il divino si confonde con la nostra storia di oggi, con gli avvenimenti semplici, umani, gioiosi, drammatici, che diventano, così, luogo della nostra crescita anche religiosa. Il primo impegno del credente diventa allora quello di "farsi uomo". Questa è la grande rivelazione del Natale: tutti i nostri gesti umani sono resi capaci di esprimere la nostra fedeltà a Dio.

L'uomo (è inutile nasconderlo) ha paura di questa nuova religiosità attenta allumano, perché pretende di cambiare la nostra vita, di renderla più impegnata e responsabile. "Noi abbiamo una legge, un ordine sociale e politico e secondo questa legge deve essere condannato a morte, perché pretende di cambiare le nostre abitudini in nome di Dio". Gesù infatti diceva che il nostro incontro con Dio non è più legato a qualche gesto rituale, logorato e svuotato dallabitudine, ma alla serietà morale di tutta la nostra vita, che mette in crisi il mondo delle nostre tradizioni consolidate.
Robert Leinweber, L'angelo annuncia la nascita di Gesù ai pastoriFarsi uomo diventa allora la prima fedeltà al progetto di Dio.
Gesù dirà: "siete nel mondo, ma non del mondo".
Come si esprime questa nuova religiosità? Lo vediamo nel vangelo della natività.
Religione nuova
  • è il coraggio di rimanere fuori dal nostro mondo invecchiato, dalle istituzioni superate, dalle abitudini codificate: "Non c'era posto per loro nella città" (Lc 2,7). Alla fine della sua vita Gesù morirà "fuori le mura".
  • è la solidarietà con i poveri: il primo annuncio è ai pastori (Lc 2,8).
  • è l'invito a riconoscere l'uomo per ciò che è, non per il suo avere, il suo potere, i suoi titoli: "Il vostro salvatore lo riconoscerete così: troverete un bambino in una mangiatoia" (Lc 2,12).

Tutta la vita di Gesù sarà l'annuncio profetico di un modo nuovo di vivere la propria umanità. Le beatitudini metteranno in evidenza i tratti essenziali di questa maturità umana:
Anna Molisani, Gesù bambino 
  • il coraggio di liberarci dal nostro egoismo per favorire la crescita di tutti,
  •  
  • la sete di giustizia di chi non si accontenta della pura osservanza della legge, ma sa contestare il mondo disumano che ci assedia,
  •  
  • la capacità di affrontare anche l'incomprensione e l'ostilità degli uomini per salvare la coerenza con la propria coscienza.

Non possiamo fermarci alla tenerezza del Natale. Tutta la vita di Gesù deve diventare l'ispirazione della nostra vita. Questo è il dono del Natale.
Chiediamo di capire in profondità il suo messaggio.

Piero Buschini

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