Un vuoto da riempire

Pubblicato il 15-02-2012

di dom Luciano Mendes de Almeida

Stretta di maniPer rispondere al vuoto del secolarismo e dell’indifferenza che caratterizzano l’oggi, i cristiani potranno contribuire attraverso valori e una vita vissuta nell’ideale della “restituzione”.

 


È certo che nella Chiesa lo Spirito Santo ha ispirato molte iniziative di valore per il bene dell’umanità. Tanti servizi nascono dall’amore di Cristo, assimilato in profondità dai suoi primi discepoli e dai discepoli di tutti i tempi. D’altro canto le necessità continuano a nascere e richiedono nuove iniziative, opere e fondazioni.

Giovani seduti in preghieraQuali sono queste necessità? Possiamo elencarne alcune. Innanzitutto la necessità di una forte idealità religiosa e umanitaria per i giovani che vivono questa epoca di post-modernità segnata dal soggettivismo prossimo all’egoismo per la mancanza di gratuità. Hanno bisogno di qualcosa di nuovo che li attiri e meriti la dedizione delle loro vite.

Inoltre l’urgenza di riempire il vuoto creato dal secolarismo e dall’indifferenza religiosa di un mondo e di un’epoca che sembrano potersi dimenticare di Dio, presentando un orizzonte di vita circoscritto e senza trascendenza. La scoperta di Dio amato con tutto il cuore e la possibilità di amare con il Cuore di Cristo permette di riempire questo vuoto con l’intensa esperienza del dono di sé. Vivere la preghiera alla luce della Parola di Dio, letta, meditata, illumina le situazioni più difficili della vita. Questa presenza amata e costante di Dio restituisce ai giovani il senso della vita e la volontà di mettersi al servizio del sogno di Dio, del Regno di giustizia, di pace e amore che Cristo è venuto ad offrirci.

Ed ancora: in un mondo segnato dal denaro e dal piacere, che però disilludono i più generosi, vivere l’ideale della gratuità, del dono di sé, della “restituzione” unicamente per amore al prossimo, danno senso alla vita.

C’è poi un altro valore importante, è la vittoria sulla solitudine e sull’isolamento della persona umana. Il giovane (e tutto il genere umano) desidera presenza, compagnia, condivisione, comunità. Preghiera, vita e lavoro in comune, condivisione della lettura della Parola di Dio, celebrazione dell’Eucaristia, iniziative in favore dei bisognosi diventano fattori determinanti per il cammino di crescita e della vita comunitaria che riempiono il cuore di ogni persona, dei giovani in particolare.

Hanna Varghese, Il buon samaritanoQuest’amore “che brucia” fa nascere tante belle opere e fa sentire l’urgenza di portare fuori da se stessi la gioia che proviene dal sentirsi amati da Gesù e di rispondere a questo amore. Ecco l’apertura missionaria tanto caratteristica della Chiesa. È il grande desiderio di comunicare Gesù Cristo e il suo Regno al mondo intero.

C'è chi ritiene che la carità si esaurisca nell'assistenza. La parola «assistenza» certe volte è usata in modo negativo, come un aiuto che uno porta all'altro senza concorrere alla sua promozione. Si tratta di distinguere. Un bambino o un anziano incapaci di autogestirsi vengono assistiti con quello che è indispensabile. Questo non è assistenzialismo.

Quello che importa non è la differenza fra carità assistenzialista e promozione della persona umana, ma è la situazione concreta della persona alla quale noi portiamo il nostro aiuto. Se può essere soggetto della sua promozione, la nostra carità deve offrire i mezzi, andargli incontro affinché possa provvedere alla sua vita. Invece se non è capace per condizioni di salute, di handicap, il gesto va nel senso di offrire alimento, alloggio, vestiti, senza una sua collaborazione immediata, e dal canto suo non è negativo ricevere ciò.
 

dom Luciano Mendes de Almeida
da Nuovo Progetto ottobre 2007

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