IL DONO DI LOURDES

Pubblicato il 13-10-2011

di Elena Goisis

Méta per un viaggio estivo: perché no?

di Elena Goisis


lourdesSei del mattino. È ancora buio, il sole qui sorge più tardi che in Italia. Sono a Lourdes, méta per gli uomini che cercano risposte. I negozi di souvenir sono ancora chiusi, ma attorno a me nel silenzio c’è un popolo che già si muove.

A Lourdes si dorme poco:  chi cerca ama le ore della notte, quelle in cui si spengono i rumori della città e il silenzio può ospitare un’altra Voce.

Attraverso l’Esplanade, davanti alla Basilica impreziosita dai nuovi mosaici di Rupnik. Mi ritrovo davanti ad una nicchia illuminata: la Grotta di Massabielle. Qui 150 anni fa una ragazzina illetterata e povera come pochi, Bernadette, è stata scelta da Dio per parlare all’uomo.

La sua vita precaria è diventata spazio per un Messaggio nuovo, la sua umiltà l’ha protetta dal mettersi al centro dell’avventura che stava vivendo. Al centro doveva restare solo un cuore di Madre, quella Madre apparsale 18 volte per ridare coraggio ai poveri e ai peccatori, spessore alla fede.

Dalla Grotta mi sposto alle Piscine.  Alle 8 del mattino la fila è già impressionante, donne e uomini di ogni lingua sulle tracce di un’unica parola: speranza. Affrontano ore di coda, in piedi o su una carrozzina/risciò tirata da una mano buona. Attendono il bagno purificatore nell’acqua fredda sgorgata ai piedi di Aquerò, la Signora vestita di bianco dal sorriso di una dolcezza mai vista.

Il dono che chiedono, quello che ogni anno attira 6 milioni di persone da tutto il globo, non è un colpo di bacchetta magica: è l’accettarsi come bisognosi di aiuto. Solo così si arriva a giocare in squadra con Dio. E ci si scopre, poi, a migliorare il volto del quotidiano, nostro e di altri.

Questa, amici cari, è la speranza. L’unica concreta, di cui il nostro tempo ha tanto bisogno.

Elena Goisis



 
 
 

 

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