Lo Sconosciuto

Pubblicato il 30-01-2013

di Flaminia Morandi

Adorazione.jpgColui che è nominato da ogni cosa è l’affermazione totale e la negazione totale, cioè oltre ogni affermazione e ogni negazione, dice Dionigi l’Aeropagita. Sì, riflette san Massimo il Confessore, l’infinito è indubbiamente qualcosa di Dio, ma Dio è ancora infinitamente aldilà.
I cristiani però credono che da Dio siamo stati visitati. Dio si è fatto uomo: in Cristo si sono unite due nature, la divina e l’umana, non confuse e non trasformate, non divise né separate, senza che l’unione di Dio e dell’uomo elimini la differenza, perché ciascuna natura ha conservato le sue proprietà. Questo dice il simbolo conclusivo del concilio di Calcedonia, nel 451, che tentava di mettere fine alla serie di eresie cristologiche che in quei secoli dividevano il popolo dei credenti con una passione che oggi si ritrova solo nel tifo calcistico.

Tante eresie, ma in realtà una sola: quella di ridurre Cristo ad una sola dimensione, o solo umana (e allora Cristo è solo un grande uomo e vana sarebbe la nostra fede, dice san Paolo) o solo divina (e allora Cristo resta inaccessibile, inimitabile, al di là della storia, fuori portata per me). È un’eresia mai definitivamente sconfitta. Sì, perché il Dio indefinibile, infinitamente aldilà, che svuotando se stesso per condividere la nostra umanità rivela il suo mistero d’amore, nello stesso tempo lo nasconde di nuovo: il Dio Uomo umiliato e crocifisso non è il Dio che l’umanità s’aspettava, è un Dio che rimane incomprensibile. Davanti alla croce l’uomo non sa ancora cosa dire di Dio, può solo tentare la strada dei contrari, delle antinomie: Dio al di sopra di tutto è un uomo che soffre tutto il dolore del mondo, Dio creatore di tutto è un uomo umiliato che muore.

Ma proprio qui sta il senso della sua venuta nella storia. Il Figlio dell’uomo non è stato mandato soltanto per essere conosciuto, ma anche per restare nascosto, dice Origene. Dio non si fa comprendere che apparendo ancora più incomprensibile. Anche uomo, Dio resta lo Sconosciuto, dice san Massimo. Per intravedere qualcosa del mistero, bisogna ribaltare lo sguardo con cui siamo abituati a guardare. L’incarnazione è la sintesi del dinamismo della creazione, dice san Massimo. La creazione non è mai terminata; è stata ferita mortalmente dalla superbia umana, ma continua a tendere verso il suo scopo, l’unione del divino e dell’umano.

crocifisso.jpgSenza sosta, da tutta la storia, Dio cerca l’uomo come un mendicante d’amore, per ricondurlo all’unità e alla sua originaria pienezza divino-umana. Da tutta la storia Dio soffre con la sua infinita tenerezza secondo la misura della sofferenza di ciascuno. Poi, quando i tempi sono maturi, la sintesi della storia diventa visibile in Cristo. è lui, dice Massimo, il grande mistero nascosto, lo scopo della creazione, il limite a cui tende la Provvidenza, sintesi di limite e di illimitato, di circoscritto e di sconfinato, di quiete e di movimento, del Creatore e della creatura. Il mistero della risurrezione è il significato stesso della vita, un significato glorioso ed eterno ma nascosto, che ha bisogno di cuori grandi per essere intuito e cercato e assunto: nella propria vita e nel proprio corpo. Sì, perché questa carne, questa tunica di pelle ci è stata data perché possa diventare anche visibilmente portatrice dello Spirito.

Nel mistero dello Sconosciuto è la chiamata che ci viene rivolta: non capisci, certo; allora fidati, seguimi. Entra nella provocazione che ti faccio, comincia con me un’avventura. Diventa tu, uomo, divino. Diventa tu il mutante della creazione, dammi la tua disponibilità perché io possa riempirti di un amore che il tuo cuore non è capace di contenere, un amore che serve fino a lasciarsi crocifiggere: e, dunque, risuscitare.
Diventa tu l’uomo deificato che irradia la luce del Risorto. Sì, quello che ti offro è scoprire chi sei, a cosa sei destinato: diventare pienamente uomo, dunque divino. Vieni, e l’infinito spazio che entrerà in te ti trasporterà nella mia immortalità, e potrai dire ciò che all’uomo non è mai concesso dire: l’amore è per sempre.


Flaminia Morandi
NP ottobre 2007

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