Chi vorrà salvare i suoi soldi

Pubblicato il 03-04-2016

di Flaminia Morandi

Icona di S. Basiliodi Flaminia Morandi – “Maledetto chi accumula casa su casa e campo a campo”, diceva san Basilio. E rincarava la dose senza riguardi per nessuno: “Dici che la tua ricchezza è tua? Ma è solo perché un ricco è arrivato per primo ad accaparrare un patrimonio, che si arroga il diritto di possederlo … Chi trasforma in proprietà quello che ha ricevuto in prestito è un ladro … Il pane che tu metti in dispensa appartiene a chi ha fame”.

Accidenti, Basilio, che parole pesanti! Vediamo perché. Era nato, Basilio, in una famiglia cristiana della Cappadocia che contava martiri e contemplativi. Era figlio di un retore famoso (un giornalista noto dei nostri giorni) e aveva studiato ad Atene, la migliore università del tempo. Si era innamorato di Origene, il grande genio dell’antica spiritualità cristiana vissuto due secoli prima di lui, un mistico e come tutti i mistici eretico border line: si sa che chi vive in stretta intimità con l’invisibile rischia spesso di essere equivocato.
Non trovando altri maestri fra i contemporanei, Basilio se li era andati a cercare nei deserti di Siria, Egitto, Mesopotamia, ma alla fine nessuno valeva Origene. Al ritorno s’era ritirato a vita eremitica con il suo migliore amico Gregorio di Nazianzo, per raccogliere in un’antologia gli scritti di Origene e redigere delle regole monastiche: perché gli pareva che il monachesimo fosse per tutti, un invito generale ad una vita cristiana radicale fondata sul lavoro e l’amore, l’attenzione agli altri, il servizio sociale e la meditazione della Bibbia. Ma la Chiesa gerarchica, che aveva bisogno di gente valida, lo aveva chiamato a responsabilità di governo: prima era diventato prete, poi ausiliare del vescovo, vescovo di Cesarea e infine metropolita di Cappadocia. Era un’epoca funestata da crisi sociali e crisi spirituali.

Dopo che Costantino aveva promosso il cristianesimo a religione dell’impero erano sorti un sacco di problemi, il rapporto tra Chiesa e potere, il modo di evangelizzare, la ripresa del paganesimo, le controversie dogmatiche per precisare le verità della fede cristiana nel nuovo contesto. In una società oppressa da un potere mal gestito il gap fra ricchi e poveri era diventato enorme.
Basilio allora che fa? Fonda a Cesarea un centro di accoglienza gestito da monaci attivi e contemplativi. Una vera e propria città, Basiliade, con mensa, accoglienza notturna, infermeria, alloggi per i più poveri. E contemporaneamente consolida le comunità monastiche e sviluppa liturgie e canti. E poi scrive, scrive, insistendo sulla uguale dignità di tutti gli esseri umani, sui limiti della proprietà privata.

Ma non è l’unico. “Tu dai il pane all’affamato”, diceva sant’Agostino di 25 anni più giovane di Basilio, “ma sarebbe meglio che nessuno avesse fame e che tu non dovessi dare via nulla”. La Chiesa non è mai stata contro la proprietà privata ma ha sempre denunciato il suo abuso: ricordando che per un cristiano cercare solo la sua propria salvezza, a cominciare da quella materiale, è il modo migliore per perderla.


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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