Mala tempora

Pubblicato il 25-11-2013

di Flaminia Morandi

Leon Frederic, La priere du soirdi Flaminia Morandi - Mala tempora currunt. Chi può dire diversamente, fra corruzione, abusi di potere, degrado morale che attacca come un tumore persino la Chiesa? Eppure, per quanto gravi e gravissimi, si tratta di antichi peccati sempre commessi dall’umanità dispersa e frastornata: questo sì, oggi più di ieri.

Wilbur Schramm, uno dei fondatori degli studi sulla comunicazione, dice che se condensassimo la storia umana in 24 ore, scopriremmo che nelle prime 21, corrispondenti ai primi 900.000 anni dalla comparsa dell’uomo, nella storia della comunicazione umana non è successo quasi niente. Alle 21,33 viene inventato il linguaggio, alle 23,52 la scrittura, alle 23,59 e 14 secondi la stampa, che dà inizio all’età moderna. Quello che è successo da allora ad oggi occuperebbe solo gli ultimi 46 secondi di questa ipotetica giornata.

C’è anche chi ha misurato la massa di informazioni che ci è stata riversata addosso dalle autostrade dell’informazione: negli ultimi quattro anni quanta ne abbiamo ricevuta nei trenta anni precedenti.
Ma nessuno ha ancora misurato l’effetto devastante che avrà tutto ciò sull’equilibrio dell’umanità.
Ecco il vero cancro dei nostri mala tempora, l’eccesso di parole e di immagini. Eppure logos e eikon, parola e immagine, sono proprio i canali di diffusione della Parola sacra di Dio, portata in mezzo al popolo dalla predicazione della buona novella e dalle icone, incarnazione della Parola nella materia e nei colori, attraverso l’abilità dell’artista passata al vaglio dell’ascesi. Sì, perché la conditio sine qua non perché logos e eikon restino sacre ed efficaci è la purezza del cuore.

Il cuore puro non ha tanto un senso morale, come oggi saremmo portati a credere, ma ontologico, costitutivo della persona: ha un cuore puro non chi non cade nel peccato, ma chi cerca Dio con tutto il suo povero se stesso, corpo, anima, spirito, chi tende con tutte le sue forze verso l’unica meta che dà senso alla vita e porta frutto, anche in una esistenza piccola, nascosta e anonima, o breve e stroncata prematuramente.
Il cuore puro, certo, si può conservare anche in mezzo al flusso del rumore. Eppure ecco che oggi spunta forte nei cristiani la tentazione di farsi sentire, di alzare la voce, di trovare il modo di inculturare la buona novella nello stile comunicativo che ci circonda, di pubblicizzare l’appartenenza alla comunità della Chiesa come se fosse sociologica, e non carne del corpo di Cristo, Dio che patisce e risorge. Forse bisognerebbe tentare la strada opposta.

Vale la pena ricordare ciò che diceva Evagrio, grande e solitario cercatore di Dio del IV secolo: il regno dei cieli non ha bisogno della dialettica dell’anima, ma che essa diventi veggente, capace di vedere oltre il visibile. La dialettica, infatti, è possibile anche ad anime contaminate; la visione invece è possibile solo ad anime pure. Si adori dunque in silenzio l’Indicibile. Sarà quel silenzio poi a diventare attraente come una calamita, eloquente più di ogni parola, metafora di autentico amore.


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

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