Facciamo la pace

Pubblicato il 07-02-2013

di Flaminia Morandi

di Flaminia Morandi - Facciamo pace? Dicono i bambini quando si stufano di fare la lotta. Gli adulti invece non si stancano tanto presto, e anche quando non fanno la guerra, non si stancano di covare rancori. Si dice con leggerezza: io non ce l’ho con nessuno. Eppure spesso riaffiorano le immagini di un’umiliazione patita, di un’offesa, di un equivoco, di una calunnia che brucia: tante piccole morti che gli altri ci hanno inferto, attraverso le quali ci siamo sentiti negati, non riconosciuti. Se non si fa in fretta a offrire a Dio le persone che ci hanno offeso, il rancore si accovaccia dentro, sta lì, immobile e freddo, pronto a spuntar fuori aggressivo alla prima occasione.
Disegno ispirato alla paceFare pace significa ricostruire dei buoni rapporti tra nemici. Nell’Antico Testamento, sempre concreto, perché dei rapporti cattivi diventino buoni bisogna eliminare i motivi che hanno prodotto l’inimicizia. Come?

Amando, sanando, consolando, risponde il Nuovo Testamento. Si può sanare, consolare e restaurare solo combattendo la paura della morte, riflette san Massimo il Confessore. È la paura di morire alla radice di ogni inimicizia: “Ho bisogno di nemici per proiettare su di loro la mia angoscia e sostituirla con la paura di quello che i nemici possono farmi. Ho bisogno di vincerli e di ridurli in schiavitù in modo che essi mi adorino e che almeno per un istante io possa sentirmi dio, cioè libero dalla morte. Il peccato, eccolo: è la morte in me, ossessiva, insinuante, seducente, che mi spinge all’assassinio e al suicidio”.

Afoberoi infatti venivano chiamati un tempo i cristiani: quelli che non hanno paura della morte. La morte, un cristiano, l’ha lasciata dietro di sé per sempre, nell’acqua battesimale: per definizione perciò i cristiani non hanno bisogno di nemici. Loro che hanno superato la prova della pasqua, che sono morti e risorti in quell’acqua, i nemici li possono addirittura amare, possono far loro del bene senza sperare di riceverne in cambio.
Il loro metodo è la preghiera ma anche l’azione: quella su se stessi, per purificare il cuore dalle passioni che lo bloccano, prima tra tutte proprio la paura. Così possono essere prossimo di un altro da accogliere come un altro Cristo, qualsiasi idea abbia, come portatore di una gloria nascosta, da scoprire per arricchirsi vicendevolmente.

Emanuele Luzzati, BambiniTutto il mondo può essere abbracciato dalla Chiesa, dicevano gli antichi cristiani. Il programma sociale dei cristiani è la Trinità, diceva un filosofo religioso russo del secolo scorso. Ogni cristiano libero dalla paura può davvero collaborare alla salvezza, contribuire al ritorno di tutti gli esseri creati all’armonia di un ordine esistenziale che abbraccia tutto e tutti.
Ma tutti davvero. Come dice una bella preghiera dei cristiani orientali: “Perdonaci tutti, Padre, benedici tutti… i carnefici e le vittime, quelli che maledicono e quelli che sono maledetti, quelli che si rivoltano contro di te e quelli che si inchinano davanti al tuo amore, prendici tutti in te, Padre santo e giusto!”


MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto

Questo sito utilizza i cookies. Continuando la navigazione acconsenti al loro impiego. Clicca qui per maggiori dettagli

Ok