Come Davide
Pubblicato il 30-01-2013
di Flaminia Morandi - Un uomo dal cuore sempre caldo e dalla memoria costante di Dio.
Io, un ragazzo, dovrei cambiare il mondo? Sì, proprio tu. La debolezza è l’unico potere che può cambiare la realtà. Non importa essere bravi o mediocri, puri o impuri; tutti possono, se fanno il passo di affidarsi a chi tiene il filo della storia. È il caso di Davide, l’uomo della sproporzione tra debolezza e forza, tra peccato e misericordia, tra umanità che sbaglia e grazia dello Spirito: che non fa differenza di persone e visita anche i peccatori, sovente più i peccatori che i giusti.
Chi è Davide? È un pastorello, un ragazzino che ama la poesia. È poeta lui stesso, oggi diremmo cantautore, e scrive bellissimi salmi che cantano ogni sentimento umano, soprattutto quelli negativi: Davide sa che il modo migliore per scacciare i pensieri cattivi non è nasconderli, ma verbalizzarli, svelarli con semplicità, anzi cantarli, perché il male ama l’ombra e portato alla luce perde il suo potere. Davide suona il kinnor, una piccola arpa in legno d’olivo dal suono dolcissimo e puro capace di creare armonia tra corpo, mente e cuore: così rivelano studi medici recenti basati sulla ricostruzione fedele dello strumento. Grazie alla sua musica viene chiamato a corte per guarire la depressione del re Saul, tormentato da un “cattivo spirito sovrumano”. Tra i filistei in guerra contro gli israeliti spunta un campione di quasi tre metri che propone una sfida a duello invece dello scontro tra gli eserciti: solo il piccolo Davide accetta la sfida di Golia. A mani nude combatte il gigante armato fino ai denti vincendo con l’astuzia e la buona mira: che significa mano ferma, perfezione del gesto, concentrazione, dominio di sé. Saul mastica amaro. Da buon depresso centrato e chiuso su se stesso, diventa invidioso di Davide, cerca di ucciderlo, ci ripensa, torna ad odiarlo, con il comportamento ondivago di chi vede gli altri solo in funzione di se stesso. Davide al contrario lo ama e lo rispetta, gli risparmia la vita quando potrebbe ucciderlo, si addolora alla notizia della sua morte così come piange alla morte di ogni nemico. Affronta mille difficoltà ma non perde mai la fiducia in se stesso e dunque in Dio, prega anche col corpo danzando davanti all’Arca, incurante di rendersi ridicolo ai benpensanti.
È un uomo dal cuore sempre caldo e dalla memoria costante di Dio, eppure la sua passionalità diventa la porta della tentazione. Pur di avere una donna, Betsabea, espone alla morte il marito, suo fedele amico. Allenato com’è a non mentire a se stesso, Davide riconosce immediatamente il suo peccato e si pente con dolore sincero. Non è un caso che quest’uomo che ha cambiato la storia di Israele sia citato espressamente e ripetutamente nella genealogia terrena di Cristo: Dio nasce sulla terra e si inserisce in una discendenza umana per incontrare l’uomo nell’abisso in cui si è cacciato e farlo consapevole che il peccato è solo energia d’amore, sua energia, indirizzata all’oggetto sbagliato. Dio ama chi accetta di rischiare, anche a costo di sbagliare.
MINIMA – Rubrica di Nuovo Progetto